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Redazione della tesi e voto finale

La scelta dell’argomento e le norme redazionali per la stesura della tesi per la prova finale.

La prova finale consiste nella predisposizione di un elaborato scritto, concordato con un docente di
una delle materie da almeno 6 CFU scelte e superate nel corso del triennio, su un argomento coerente con gli obiettivi del corso di studio.

Discuterai l'elaborato pubblicamente al cospetto di una commissione.
Dovrai dimostrare la capacità di applicare e comunicare le conoscenze acquisite nel Corso di Studio stesso.

Gli studenti che desiderino laurearsi in discipline che rientrano in settori scientifico-disciplinari di ambito filosofico in cui non hanno sostenuto alcuna prova d’esame entro il Corso di Laurea possono inoltrare al Consiglio di Corso di Studi richiesta motivata di deroga al regolamento. Si tratta di casi soggetti all’approvazione del Consiglio di Corso di Studi. 

NORME REDAZIONALI

Le norme redazionali di base per la stesura dell'elaborato:

  • lunghezza dell’elaborato compresa fra 30 e 50 cartelle di 2000 battute (spazi inclusi) l'una;
  • font Times New Roman o Arial;
  • corpo del testo di 12 o 13 punti (le note vanno in corpo 10);
  • margini destro-sinistro e superiore-inferiore di 2,5 cm;
  • interlinea 1,5 cm.

VOTO FINALE

La commissione stabilisce l’ammissione del candidato alla discussione e un punteggio per la
prova (di norma tra 0 e 3 punti), punteggio al quale può essere aggiunta la menzione di lode. La
commissione assegna quindi il voto finale, espresso in centodecimi (110), tenuto conto della media dei voti e del punteggio assegnato all’elaborato discusso e proclama il laureato dottore in filosofia.

DIRITTO D'AUTORE - REATO PENALE

È importante che le laureande e i laureandi, nell’intraprendere il percorso di elaborazione e stesura della tesi finale, siano consapevoli che è un reato penale copiare, anche solo in parte, la tesi di laurea o presentare come propria la tesi scritta da altri (Art. 1 L. 475/1925 e Art. 2 L. 475/1925; si veda inoltre Cass., Sez. III, 12 maggio 2011, n. 18826).

 

Secondo la legge italiana, quando una persona si appropria di elementi di un'opera altrui per introdurli in un'altra opera a proprio nome, a configurarsi è una "contraffazione qualificata e aggravata", ossia una riproduzione abusiva di un'opera altrui con appropriazione di paternità (L. 633/ 1941).

Nell’ambito del diritto d’autore, costituisce dunque “plagio” l'appropriazione tramite copia totale o parziale di un'opera dell'ingegno realizzata da altri, anche quando siano inserite nella propria opera solo parti di altre senza indicarne la fonte.

 

Il plagio è condannato e punito dall’Università di Bologna. Si vedano il Codice Etico dell’Università di Bologna (https://www.unibo.it/it/ateneo/chi-siamo/codice-etico-e-di-comportamento, articoli 25 e 44) e il regolamento degli studenti (http://www.normateneo.unibo.it/Regolamento_studenti.htm, articolo

24).

 

In campo scientifico e letterario, si commette un plagio ogni volta che si spaccia per proprio il lavoro di qualcun altro. Questo comportamento è disonesto nei confronti delle autrici e autori originari, del/la docente che deve valutare le prove didattiche, e di chi legge il testo. Nelle tesi di laurea o nelle relazioni e saggi scritti per un esame il plagio può manifestarsi come:

  1. copia-incolla del lavoro di un’altra persona, parola per parola, senza una corretta citazione;
  2. ampia parafrasi del lavoro di un’altra persona senza la citazione della fonte, modificando con sinonimi alcuni termini ecc.;
  3. traduzione da altra lingua di un brano altrui, senza indicazione della fonte;
  4. una teoria o il pensiero di un’altra persona presentato come proprio, senza indicarne l’autore e la fonte;
  5. un lavoro scritto da un collaboratore o da un’altra persona presentato come proprio, anche nel caso in cui l’altra persona sia d’accordo.


Benché sia possibile riportare nella propria tesi brani tratti da altri autori, per non incorrere nel reato di plagio è necessario che chi legge possa distinguere con chiarezza quali parti della tesi siano scritte o ideate dalla laureanda/dal laureando e quali siano prese da altre opere (pubblicate sia in forma scritta che in formato audio o video) .

A questo scopo si deve racchiudere il testo citato tra virgolette, oppure segnalare la citazione con altre forme appropriate. Anche quando si fa una parafrasi, un sunto o un estratto – casi in cui non si usano le virgolette – è scientificamente obbligatorio citare il testo da cui sono state ricavate le idee e le informazioni. Si tenga presente che le fonti vanno citate in nota o tra parentesi nel testo man mano che le si adopera, e non soltanto nella bibliografia finale.

I plagi sono di solito facilmente identificabili da parte dei docenti, che oltre a essere specialisti della materia si avvalgono di un software apposito in dotazione all’ateneo, in grado di misurare con precisione il grado di originalità di un prodotto scritto. Si ricordi inoltre che è sempre facoltà del/la docente di chiedere spiegazioni e discutere il lavoro realizzato in ambito didattico. Oltre a essere sanzionabile penalmente, un plagio può essere motivo sufficiente per respingere una tesi anche già finita e addirittura per togliere un titolo di studio già assegnato.