Il corso di laurea magistrale a ciclo unico in Conservazione e Restauro dei Beni Culturali è finalizzato a formare laureati magistrali con il profilo corrispondente alla qualifica professionale di Restauratore di Beni Culturali, di cui all'art. 29, co. 6,7,8,9 D.Lgs. 42/04 e successive modificazioni (D.M. 02.03.2011 art.1 co.2).
Il restauratore di beni culturali è il professionista che definisce lo stato di conservazione e mette in atto un complesso di azioni dirette e indirette per limitare i processi di degrado dei materiali costitutivi dei beni e assicurarne la conservazione, salvaguardandone il valore culturale (D.M.26.05.2009 art.1 co.1).
I laureati magistrali in Conservazione e Restauro dei Beni Culturali sono pertanto in grado di operare con autonomia decisionale ed operativa per definire lo stato di conservazione dei manufatti e mettere in atto azioni di prevenzione, manutenzione, restauro, atte a limitare i processi di degrado dei materiali costitutivi e ad assicurarne la conservazione contestualizzando il valore artistico e culturale delle opere. Possiedono approfondite conoscenze delle metodologie e tecniche di conservazione e restauro necessarie alla progettazione degli interventi nonchè elevate competenze pratiche, sensibilità, abilità manuale.
In accordo con le parti sociali si intendono attivare i seguenti percorsi formativi:
PF1 - materiali lapidei e derivati; superfici decorate dell'architettura;
PF4 - materiali e manufatti ceramici e vitrei, materiali e manufatti in metallo e leghe.
Entrambi i percorsi prevedono attività scientifiche e tecnico-pratiche, tra cui studio e inquadramento storico, costituzione materica e diagnosi dello stato di conservazione, mirate alla predisposizione ed esecuzione di un corretto progetto di intervento di restauro e/o di controllo e prevenzione dei processi di degrado. I percorsi individuati prevedono l'integrazione tra la docenza convenzionale e, come previsto del DM istitutivo,una attività di laboratorio che integra esperienze universitarie e esperienze esterne (Scuola del Mosaico di Ravenna, Parco archeologico di Classe), che assicurino la effettiva proiezione dello studente verso il ruolo di restauratore.
Vengono inoltre forniti agli studenti elementi di conoscenza della normativa riguardante i beni culturali e altri relativi alla economia di impresa, indispensabili per lo svolgimento della professione, sia in ambito di attività privata autonoma che in enti pubblici.
Per perseguire gli obiettivi previsti e per consentire allo studente di confrontarsi fin dall'inizio del corso con le problematiche relative al restauro, le attività pratiche di laboratorio vengono distribuite lungo l'arco dei cinque anni.Infine si intende segnalare che è sotto attenta considerazione la costruzione del percorso formativo "PF6", che, oltre a quanto già attivo e "fruibile" in Ateneo (Dip. di Conservazione e di Scienze Informatiche), può trovare un formidabile punto di forza nella Cineteca di Bologna. La recentissima modifica della natura giuridica di quell'Ente e la complessità connessa al coordinare l'attività di diverse strutture,suggerisce,malgrado i contatti già in corso, di non proporsi di implementare fin d'ora questo settore nella proposta, riservandosi più tempo(un anno) per darle un impianto organico. Riteniamo però utile segnalare fin d'ora l'idea di una estensione del corso in questa direzione e il lavoro in atto a questo scopo.
Completa la formazione del laureato magistrale in Conservazione e restauro dei beni culturali(abilitante ai sensi del D.lgs n.42/2004) la conoscenza di una lingua dell'Unione Europea a livello B2. Potranno essere previste sia l'acquisizione delle quattro abilità linguistiche (lettura, scrittura, ascolto e dialogo) sia la frequenza vincolata delle lezioni, secondo criteri che verranno specificati in itinere dal corso di studi, in coerenza alle prescrizioni degli Organi Accademici.