Conferenza di Valentina Pisanty
Nel quarto capitolo di Un intellettuale ad Auschwitz, Jean Améry definisce il risentimento come la condizione che inchioda la vittima del nazismo alla croce del proprio passato distrutto. L’uomo del risentimento è intrappolato in un’aporia insanabile: «assurdamente esige che l’irreversibile sia rovesciato, che l’accaduto sia annullato». Tale pretesa lo espone a una condanna sociale che agli occhi di Améry è persino più severa di quella che grava su chi ha commesso il crimine. È negli interessi della collettività, naturalmente proiettata verso il futuro, che le ferite siano rimarginate, i traumi riassorbiti, i conflitti risanati. Di qui, i ripetuti appelli al perdono e alla riconciliazione che la vittima tuttavia non potrà mai accogliere, se non a costo di annullarsi come individuo in nome di un presunto (e assai discutibile) principio di bene comune. Alla morale della pacificazione, schermo di un’esigenza di vendetta rimossa, Améry contrappone perciò una morale del risentimento che pungoli il popolo tedesco a integrare, anziché neutralizzare, quel pezzo della sua storia recente, rivendicandolo come proprio patrimonio negativo a uso e monito delle generazioni successive. A quali processi storici, strategie politiche e dispositivi culturali sono riconducibili le differenze che separano la vittima e il risentimento descritti da Améry dai loro corrispettivi attuali? Cosa accade al risentimento man mano che, nel discorso pubblico degli ultimi cinquant’anni, e sempre di più nei decenni recenti, le vittime reali vengono sostituite da altri soggetti che se ne fanno portavoce? Queste domande, tutt’altro che retoriche o celebrative, verranno affrontate nel corso della conferenza/dibattito del 27 gennaio.
Valentina Pisanty è ricercatrice all’Università di Bergamo dove insegna Semiotica. Fra le sue pubblicazioni, Leggere la fiaba (Bompiani 1993), L’irritante questione delle camere a gas: logica del negazionismo (Bompiani 1998), Semiotica e interpretazione (con Roberto Pellerey, Bompiani 2004), La difesa della razza: antologia 1938-1943 (Bompiani 2006), Variazioni semiotiche (con Maria Pia Pozzato e Guido Ferraro, Carocci 2007), Semiotica (con Alessandro Zijno, McGraw-Hill 2009) e Abusi di memoria: negare, banalizzare, sacralizzare la Shoah (Bruno Mondadori 2012).
a seguire:
LETTURE
testi di
Jean Améry | voce di
Oscar De Summa | INGRESSO LIBERO
Oscar De Summa si è formato alla scuola di teatro della Limonaia presso il Laboratorio Nove con Barbara Nativi, Renata Palminiello e Silvano Panichi. Come attore ha lavorato, tra gli altri, con Claudio Morganti, Renata Molinari, Fura dels Baus, Massimiliano Civica. Come autore e regista ha curato Amleto a pranzo e a cena per Fondazione Emilia Romagna Teatro; e Un sogno nella notte dell’estate, con la regia di Massimiliano Civica. Ha appena debuttato con un nuovo spettacolo dal titolo chiusigliocchi.