Cercando di valorizzare il ruolo e il potere della geografia, intesa come disciplina “in grado di scrivere e descrivere il mondo”, questo incontro ha come obiettivo superare la concezione a cui spesso viene relegata nell’immaginario collettivo.
Dopo una breve parte introduttiva, verranno presentati alcuni contributi volti illustrare in che modo la geografia può essere applicata allo studio di diversi fenomeni.
Intervengono:
Luna Beggi (progetto Nuvolicadira): Nuvolicadira
Nuvolicadira è un progetto fotografico di arte partecipativa che indaga le geografie del cambiamento climatico attraverso il ritratto di una sedia vuota, soggetto che rimanda a un dualismo di assenza/presenza dell’Uomo, che devasta gli spazi naturali e rischia al contempo di esserne espulso, in questa epoca che è forse identificabile come la fine dell’Antropocene.
Nuvolicadira è anche una mostra del circuito OFF di Fotografia Europea a Reggio Emilia, 4 maggio - 6 giugno 2024.
Valerio Salvini (dottorando UniBo): La montagna tra stereotipi e cambiamento
I luoghi non sono mai gli stessi e anche noi contribuiamo alla loro trasformazione, spesso inconsapevolmente. Il turismo è uno di quei fattori che contribuiscono al cambiamento e senza un immaginario geografico che lo sostiene non partiremmo mai per un viaggio.
A partire dalla mia ricerca nelle Dolomiti cercherò di mostrare come queste stanno cambiando e come anche il turismo si sta trasformando alla luce delle nuove sfide globali.
Anna Khorlachenkov (dottoranda UniBo): Il gitanismo e la sua rappresentazione nello spazio turistico
Applicando la geografia all’analisi del fenomeno turistico, in questo intervento verrà illustrato come una particolare ideologia, legata all’interpretazione della cultura gitana, costruisce e modella gli spazi del turismo nella città di Siviglia.
Valeria Raimondi (assegnista UniBo): Contro-geografie dell'accoglienza ai migranti
L'intervento affronta la questione dell’accoglienza temporanea dei rifugiati e dei richiedenti asilo a partire dal caso di Atene, concentrandosi sulle esperienze di auto-organizzazione e convivenza e interrogandosi su come la presenza dei migranti nelle città, sebbene spesso vista come problematica, possa al contrario alimentare pratiche e lotte specifiche che trasformano gli spazi urbani.