«A che età si sposavano? Quanti figli avevano? A cosa somigliavano le loro case? Disponevano di una stanza tutta per loro? … Mi sembra che la storia così com’è sia un po’ bizzarra e irreale… Perché allora non aggiungere un supplemento alla storia?», si interrogava Virginia Woolf in Una stanza tutta per sé (1929) a proposito dell’assenza delle donne dalle ricostruzioni della “grande Storia”. Da quasi mezzo secolo, la Storia delle donne e la Storia di genere hanno contribuito non soltanto a colmare la lacuna di questo silenzio, mettendo in discussione un’idea di Storia come possibilità di restituzione neutra e universale dei fatti, ma anche a mostrare il carattere culturalmente determinato delle “nature” maschili e femminili. A fronte della pluralità delle identità possibili, anche questa polarizzazione binaria si è rivelata limitata. Non si è trattato, allora, di «aggiungere un supplemento», ma di cambiare la prospettiva. Da alcuni anni a questa parte, la Storia della maschilità interroga non soltanto la documentazione per restituire le tracce di “maschilità” (al plurale), a loro volta, storicamente determinate, ma la stessa scrittura della storia come pratica che sollecita chi scrive - storico, maschio - a interrogarsi sulla propria identità e a prendere posizione nel tempo presente.
Ne parleremo con Ivan Jablonka (Université Paris-XIII), a partire dai suoi Uomini giusti. Dal patriarcato alle nuove maschilità (Moretti e Vitali, 2021, ed. or. Seuil 2019) e Laëtitia o la fine degli uomini (Einaudi, 2018, ed. or. Seuil 2016, vincitore del Prix Médicis).
L’incontro avverrà all’interno del ciclo delle lezioni del corso di Storia dei generi e delle sessualità (1), Laurea Magistrale in Scienze Storiche e Orientalistiche.
A destra la locandina dell'evento, che si terrà in questa aula Teams.