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Insegnare la biodiversità ai tempi del Coronavirus

Il 22 maggio è la giornata internazionale della Biodiversità biologica

Pubblicato il 22 maggio 2020

Il 22 maggio è la giornata internazionale della Biodiversità biologica (https://www.cbd.int/idb/). Come celebrarla quest’anno? Nonostante la pandemia di COVID-19 abbia stravolto il mondo e così anche l’università in tutti i suoi ambiti, condividiamo la nostra esperienza: si può insegnare, osservare e studiare la biodiversità che ci circonda anche chiusi in casa!

Il lock-down imposto da marzo ha significato un cambiamento di abitudini, e tutti abbiamo tentato di adattarci nel miglior modo possibile a questa nuova e inaspettata situazione. La chiusura dell’Università ha comportato l’interruzione dell’attività di ricerca, sia quella nei laboratori indoor, ma anche quella svolta in campo, a cielo aperto: un vero problema per biologi, geologi, ecologi e naturalisti, incluso chi – come noi botanici – studia le piante, l’impollinazione e si occupa di conservazione della biodiversità.  Così, mentre i ricercatori di tutto il mondo si preoccupavano delle loro ricerche, dell’interruzione nelle serie pluriennali di monitoraggi ambientali di varia natura, di come poter comunque collezionare dati nonostante il confinamento e di come riavviare le sperimentazioni al momento della ripresa… così, anche i docenti universitari si sono improvvisamente trovati a dover insegnare “da remoto”.  Per alcune materie il problema è del tutto analogo a quello che ha toccato la ricerca: è possibile “erogare in modalità agile” un corso pratico, programmato e pensato per essere svolto principalmente in campo? Come si possono coinvolgere gli studenti facendo sì che osservino direttamente e sperimentino di persona la variegata diversità delle piante senza avere a disposizione il laboratorio elettivo che per noi botanici è la natura stessa?

Impossibile?… Ebbene, no! E lo dimostra il lavoro svolto questa primavera dagli studenti del corso di Biodiversità ed Evoluzione delle Piante (Laurea Magistrale in Biodiversità ed Evoluzione, Università di Bologna).

A problemi nuovi corrispondono soluzioni nuove, e la fantasia gioca la propria parte. Ecco che la casa di ciascuno studente si è trasformata in un piccolo laboratorio in cui fare campionamenti di biodiversità.  I ragazzi sono stati invitati a identificare e misurare le specie presenti in diversi “habitat” casalinghi: la cucina, il bagno e il terrazzo o giardino, a seconda ovviamente del tipo di abitazione. I dati raccolti sono stati analizzati per calcolare la ricchezza specifica, indici di α e β diversità, ovvero per quantificare la diversità vegetale esclusiva e condivisa nei quattro ambienti. Per raccogliere e analizzare i dati gli studenti sono stati suddivisi in gruppi e hanno potuto lavorare insieme virtualmente scambiando esperienze e condividendo dati grazie ai “Team” di lavoro che la piattaforma Microsoft Teams fornisce, permettendo così a ciascuno di partecipare direttamente in una modalità più informale e coinvolgente e abbattendo un po’ della distanza che invece spesso si crea durante le lezioni online.

I risultati emersi sono stati sorprendenti. Sono state trovate piante appartenenti a 78 diverse famiglie botaniche, per un totale di più di 200 specie! È stato osservato che l’ambiente maggiormente “biodiverso” è il bagno, che con le piante trovate nei prodotti cosmetici e nei farmaci raggiunge una diversità davvero inaspettata. Alcune famiglie sono risultate essere “esclusive” di un ambiente come le esotiche Simmondsiaceae (jojoba) e Sapotaceae (karitè), mentre altre comuni a due o più. Fra le famiglie presenti in tutti i diversi habitat casalinghi ci sono le Rosaceae (la famiglia della rosa, ma anche di frutta come ciliegie, pesche e mele), le Lamiaceae (che include molte piante aromatiche fra cui basilico, lavanda, menta), le Fabaceae (ovvero la famiglia dei legumi, ma anche di piante spontanee come il trifoglio e ornamentali come il glicine), le Brassicaceae (a cui appartengono i cavoli o la colza), e le Apiaceae (famiglia di carota, prezzemolo e finocchio).

Alla finalità educativa del corso si è aggiunta anche la concretezza del riconoscere e prendere coscienza della grande biodiversità che ci circonda quotidianamente, e che spesso diamo per scontata senza renderci conto di quanto da essa dipendiamo.

Seppure la creatività ci abbia permesso di trovare una soluzione inclusiva per affrontare le difficoltà della didattica a distanza, desideriamo tornare al più presto alla modalità in presenza. Le attività di laboratorio in campo, infatti, rimangono insostituibili per far conoscere agli studenti la diversità degli ecosistemi naturali con cui siamo sempre meno in contatto, ma della cui importanza per il nostro benessere abbiamo preso maggior coscienza anche grazie a questo periodo di isolamento.

 

Prof.ssa Marta Galloni – docente di Botanica

Dott.ssa Elena Secomandi – tutor di laboratorio

Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali