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I MESTIERI DELL'ARTE A BOLOGNA: incontro con Massimo Medica

Articolo redatto da Caterina Trapani in occasione del primo appuntamento del ciclo "I mestieri dell'arte a Bologna" per l'anno accademico 2017/2018.

24 novembre 2017

 

I MESTIERI DELL'ARTE A BOLOGNA

Incontro con Massimo Medica

Caterina Trapani

 

Il 24 Novembre si è tenuto il primo appuntamento del ciclo “I Mestieri dell’Arte a Bologna” 2017-2018, una serie di incontri con cui si intende proporre agli studenti del Corso di Laurea Magistrale in Arti Visive un confronto con esponenti del mondo del lavoro collegati all’arte nella specificità dello spazio cittadino ed in riferimento alle figure professionali formate dal Corso di Laurea.

Nell’Aula Magna del Complesso di Santa Cristina gli studenti hanno potuto incontrare Massimo Medica, Responsabile dei Musei Civici di Arte Antica di Bologna, esperto di arte medievale e rinascimentale, la cui ricerca ha portato un’attenzione specifica alla miniatura e alla scultura.

Massimo Medica ha voluto spiegare il ruolo del conservatore, a partire da quella che è stata la sua esperienza. “Attività straordinaria con molte note dolenti”, così Massimo Medica inizia un racconto che mette in evidenza la sua passione per il mondo museale senza nascondere le difficoltà che ha incontrato e delle quali vuole portarci a conoscenza. Queste riguardano chi opera nelle istituzioni museali, ma soprattutto la figura dello storico dell’arte che con il tempo ha perso valore anche per colpa degli storici stessi che non hanno saputo affermare la loro professionalità e, almeno in parte, per le responsabilità dello Stato che pare avere cambiato le sue priorità: “i concorsi hanno visto la ricerca di 200 archivisti, ma di soli 40 storici dell’arte in tutta la nazione, così anche le Soprintendenze si sono svuotate”. Si tratta di un processo già in atto dalla metà degli anni ‘90, quando a un convegno per la gestione dei Musei Civici si discuteva su chi dovesse gestire un museo: un ente pubblico o privato? Un conservatore o un direttore/manager?

Lentamente la figura professionale del direttore cambiava, e i problemi gestionali e amministrativi ne allontanavano l’attenzione dal museo come luogo di conoscenza e studio lasciando poco tempo alla ricerca e alla scrittura. Massimo Medica sottolinea che per un museo è invece fondamentale conciliare la gestione con la ricerca. Qualcos’altro però è cambiato in modo positivo; l’Università ha rafforzato i rapporti con le istituzioni museali e, ad oggi, noi studenti abbiamo molte più occasioni per iniziare a collaborare con i musei ed unire la preparazione storico-artistica all’esperienza sul campo, fondamentale per conseguire gli strumenti adatti per diventare un professionista nel settore museale. Ciò non toglie – sottolinea Massimo Medica - che questo rinnovato rapporto università-musei dovrebbe essere ancora più strutturato.

Nonostante le difficoltà Massimo Medica non manca di ricordare la straordinaria opportunità che gli si è presentata quando era ancora neolaureato: quella di collaborare all’apertura di un nuovo museo. Era infatti necessario spostare la collezione del Museo Civico Medievale dalla vecchia sede, ormai inadeguata, a quella nuova e attuale individuata nel Palazzo Ghisilardi in Via Manzoni. In quell’occasione Massimo Medica affronta il “dietro le quinte” del museo e tutto ciò che viene prima della sua apertura, scontrandosi in particolare con le difficoltà legate al trasporto delle opere, spesso non facile per motivi strutturali e di attrezzatura. Un altro importante aspetto è quello dell’allestimento: il momento della ricezione delle opere è infatti molto delicato, in quanto queste devono essere assicurate, trasportate, accompagnate e controllate da restauratori durante tutto il processo.

Come sottolinea Massimo Medica, creare eventi espositivi rappresenta una delle iniziative imprescindibili, poiché “il museo non può vivere solamente aprendo, un museo che apre solamente è un museo morto”, anche se i musei devono, in tutto questo, fare i conti con i problemi di bilancio legati a fondi sempre più ristretti. Con questa consapevolezza i Musei Civici di Bologna organizzano mostre dossier, piccole esposizioni che approfondiscono un argomento particolare, realizzate con la collaborazione di vari esperti. Solo a titolo di esempio la mostra sui Corali di San Giacomo Maggiore,  La cattedrale scolpita e Giotto e le arti a Bologna organizzate presso il Museo Civico Medievale.

Dal novembre 2016 e fino al maggio 2017, inoltre, i Musei Civici in collaborazione coi musei capitolini di Roma e grazie ad uno scambio tra un’opera di Artemisia Gentileschi e una di Velazquez hanno realizzato presso la Sala Urbana delle Collezioni Comunali d’Arte una mostra sul ritratto, dove il Ritratto di uomo del grande artista spagnolo e proveniente dalla Pinacoteca Capitolina veniva esposto a Bologna e messo in relazione con il Busto di papa Gregorio XV di Gian Lorenzo Bernini e la Testa di San Filippo Neri di Alessandro Algardi, due opere entrambe conservate nei Musei Civici bolognesi.

Secondo Massimo Medica una forte attenzione deve essere inoltre riservata  a un’attività didattica consapevole della diversificazione del pubblico e alle migliori strategie per interessarlo e fidelizzarlo, nonché all’uso dei nuovi media come strumento di diffusione.

L’incontro si chiude con un consiglio da parte di Massimo Medica sulle attitudini necessarie per lavorare in un museo: indispensabili sono entusiasmo, pazienza, disponibilità, accompagnate da una solida preparazione storico-artistica e nell’ambito del restauro e da un’attitudine alla gestione.

Credo che tutti noi abbiamo potuto apprezzare molto questo intervento, poiché ha messo in luce le difficoltà che dobbiamo essere pronti ad affrontare, ma ci ha anche raccontato di quanto il lavoro dello storico dell’arte e del conservatore possa essere stimolante e gratificante, incoraggiandoci a portare avanti e approfondire sempre più la nostra preparazione perché “non si può conservare e valorizzare ciò che non si conosce”. In conclusione Massimo Medica ha invitato a ricordare che: “uno storico può diventare un buon manager, ma un manager non può diventare un bravo storico dell’arte!”.