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I MESTIERI DELL'ARTE A BOLOGNA: intervista a Patrizia Raimondi

Intervista a Patrizia Raimondi, Presidente dell'Associazione delle gallerie d'arte moderna e contemporanea, redatta da Anna Lisa Carpi per la rubrica CollegARTI in occasione del terzo incontro de "I mestieri dell'arte a Bologna".

5 giugno 2017

 

I MESTIERI DELL'ARTE A BOLOGNA

Intervista a Patrizia Raimondi, Presidente dell'Associazione delle gallerie d'arte moderna e contemporanea

Anna Lisa Carpi

 

Il 4 di aprile l’incontro con la dottoressa Patrizia Raimondi, Presidente dell’Associazione delle gallerie di arte moderna e contemporanea di Bologna, ha portato a conclusione la serie de I mestieri dell’arte a Bologna. Al ciclo hanno preso parte professionisti del settore operanti in città e coinvolti in un dialogo con gli studenti sulle caratteristiche e gli sviluppi della propria attività, un confronto mediato da un neolaureato protagonista di un’esperienza di lavoro o tirocinio in collaborazione con quel medesimo professionista o istituzione.

La Dottoressa Raimondi ha raccontato in modo sintetico, ma molto efficace, la propria esperienza e il proprio impegno come Presidente dell’Associazione e come gallerista, operante a Bologna dai primi anni Ottanta, soffermandosi sugli aspetti che hanno maggiormente caratterizzato le fasi iniziali dell’attività, ma anche sulle attitudini necessarie a chi intenda intraprendere questo tipo di percorso.

Proprio cogliendo l’occasione dell’incontro abbiamo approfittato della disponibilità della Dottoressa Raimondi per una breve chiacchierata volta a raccogliere gli esiti più significativi di quel confronto. Molti di più sono stati i temi trattati, che di certo avremo modo di approfondire in future e auspicate partecipazioni alle iniziative organizzate dal Corso di Studi.

Dottoressa Raimondi, se dovesse individuare le caratteristiche imprescindibili per un giovane che intenda avviare un’attività come gallerista, quali indicherebbe?

Mi permetto di iniziare con una parola della quale, talvolta, si fa un uso eccessivo, ma che costituisce il perno intorno a cui ruotano tutte le altre: la parola è passione. Questo non è un mestiere che possa essere intrapreso con “animo tiepido”, perché in tal caso alle prime – e in realtà sono tante – difficoltà, verrà naturale mollare, con il risultato di avere solo perso tempo. Mi sembra corretto sottolinearlo, in quanto si tratta di un aspetto talvolta sottovalutato e dato per scontato, ma scontato non è e costituisce il vero motore che consente di garantire un impegno costante.

Oltre alla passione direi sia superfluo aggiungere che occorre una solida preparazione di carattere storico-artistico.

Non so se sia superfluo citarla, di certo è necessario; i clienti hanno un incredibile fiuto nel riconoscere coloro che “improvvisano”. Inoltre è indispensabile imparare a comunicare il proprio sapere, a seconda della tipologia di cliente a cui ci si rivolge: alcuni, infatti, hanno la necessità di essere condotti per mano, perché si avvicinano per la prima volta all’idea dell’acquisto di un’opera d’arte; con loro è possibile essere più coinvolgenti ed esprimere le proprie conoscenze con maggiore serenità. Altri, invece, più esperti o già collezionisti, si avvicinano in modo guardingo, chi ricercando con il gallerista una sorta di “complicità tra esperti”, chi tenendolo a una cauta “distanza di sicurezza” e chiudendosi nelle certezze della propria conoscenza.

Ha fatto bene a ricordarlo: si tratta pur sempre di una attività che ha come fine ultimo la vendita, peraltro di un bene di norma costoso e non necessario, per cui costituisce un valore aggiunto imparare a sviluppare un’empatia immediata con chi si ha di fronte.

Oltre a quanto già detto mi preme che gli studenti siano consapevoli del fatto che l’atteggiamento più corretto per affrontare questo mestiere prevede una predisposizione all’umiltà e alla flessibilità. Le gallerie, tranne in alcuni casi, tipicamente non bolognesi, sono strutture organizzate intorno alla figura del gallerista. Questo significa che un giovane collaboratore, pur nel rispetto reciproco, difficilmente potrà affrancarsi dall’impronta organizzativa del gallerista, dal suo gusto e anche dal suo carattere. Ma implica, soprattutto, che la capacità di transitare con naturalezza da compiti meramente esecutivi ad altri di studio o di relazione sia la norma. E riesce, di certo, vincente chi è più facilmente predisposto a non restare ancorato a pregiudizi di ruolo e sa coltivare molteplici esperienze atte a favorire lo sviluppo di una professionalità a tutto tondo.

Credo che la sua ormai decennale esperienza le abbia consentito di essere testimone di un numero ragguardevole di mutamenti del gusto e, quindi, del mercato.

Certo, la ricerca e il rapporto con gli artisti costituiscono il cuore di questa attività e, probabilmente, anche uno degli aspetti più affascinanti. E di certo ognuno segue una propria linea, proprie preferenze, a meno che non interpreti questo mestiere come meramente commerciale. Questa parte dell’attività è tanto più faticosa quanto più si intende proporre al mercato artisti emergenti e non ancora imposti al gusto del pubblico. Tuttavia, nonostante ciò, è sempre importante prestare attenzione a come, a livello sia nazionale che internazionale, il “sistema” si sta muovendo. Infatti risulta controproducente restare rigidamente ancorati alla propria linea se il mondo dell’arte sta prendendo un’altra direzione, che talvolta, come è successo negli ultimi anni con la riscoperta dell’arte concettuale degli anni ’60-’70, può essere piuttosto inaspettata. Gli orizzonti di attesa cambiano anche all’improvviso e, senza snaturarsi, occorre tenerne conto.

Quindi, in estrema sintesi, quale consiglio si sentirebbe di dare ad un giovane che intenda, oggi, seguire la sue orme?

Innanzitutto occorre precisare che i tempi sono molto cambiati e non è di certo possibile pensare ad un percorso analogo. Per meglio dire: di certo analoghe potranno essere le caratteristiche, le attitudini e quant’altro si riferisca alla professionalità del gallerista. Per quanto riguarda, invece, l’esercizio della professione, è oggi impensabile per un giovane dare avvio ad una propria attività esercitata secondo le vie tradizionali. Pertanto il mio consiglio, di certo, è quello di strutturare la propria formazione, cosicché non si debbano scontare improvvisazioni di percorso. Le modalità attraverso le quali iniziare  una collaborazione con una galleria sono molteplici e degne di essere esaminate con l’obiettivo di raggiungere un accordo che soddisfi, per quanto possibile, entrambe le parti. In Italia è poco frequente l’associazione tra singoli professionisti, anche per ragioni di tipo amministrativo, ma non è assurdo pensare a forme di collaborazione che consentano di valorizzare le differenti abilità degli associati. Una vetrina virtuale sarà di certo più facilmente gestibile rispetto ad una galleria tradizionale ma, nel caso, occorre che entrambe siano reciprocamente coerenti per fungere da sostegno e volano l’una per l’altra. Il tutto in assoluto dinamismo, chiave di ogni percorso dell’arte, quanto meno contemporanea. Concludo con una riflessione sulla opportunità di creare trasversalità tra le diverse forme di cultura: partecipare ad iniziative non strettamente attinenti alle arti visive consente non solo di far conoscere il proprio lavoro al di fuori dell’ambito specifico, ma soprattutto di arricchire la propria proposta culturale attraverso modalità integrative portatrici di valore.

La chiacchierata si conclude con alcune considerazioni della Dottoressa Raimondi circa l’esperienza appena fatta in dialogo con i giovani studenti del Dipartimento: mi racconta di essere rimasta particolarmente colpita dall’attenzione e dalla serietà mostrata dai ragazzi. A suo parere deve essere interpretata come consapevolezza delle difficoltà del percorso prescelto e ritiene debba rappresentare per le parti sociali uno stimolo ad un impegno etico a fornire gli strumenti che possano aiutarli ad organizzare il proprio futuro: tra questi, è convinta che la capacità di rischiare e mettersi in gioco possa costituire la vera carta vincente.

Data la molteplicità di spunti emersi da questo incontro, non mi resta che auspicare la possibilità che possa ripetersi il prossimo anno, per offrire a studenti e docenti l'opportunità di un confronto articolato e stimolante su questi temi.