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Michel Hochmann. Il mecenatismo della famiglia Grimani: gusto e politica nella Venezia del Cinquecento

Articolo redatto da Roberta Siddi per la rubrica CollegARTI in occasione della conferenza di apertura dell'anno accademico 2017/2018 del Corso di Laurea Magistrale in Arti Visive, curata dal professor Michel Hochmann.

16 ottobre 2017

 

Michel Hochmann. Il mecenatismo della famiglia Grimani: gusto e politica nella Venezia del Cinquecento

Conferenza di apertura dell'anno accademico 2017/2018

Roberta Siddi

 

È una presenza “familiare” quella che il 16 ottobre ha animato l'Aula Magna di Santa Cristina. Non è la prima volta che Michel Hochmann, importante storico dell'arte rinascimentale ed esperto di collezionismo, onora con un'interessantissima conferenza il Corso di Laurea Magistrale in Arti Visive. Già̀ nel marzo 2017 aveva tenuto una lectio magistralis sul rapporto tra disegno e colore nella pittura veneziana intitolata “Colorito. Novità̀ sulla tecnica dei pittori veneziani del Rinascimento”. In occasione dell'apertura dell'anno accademico 2017/2018 ha scelto di approfondire un tema di carattere più̀ politico-culturale: “Il mecenatismo della famiglia Grimani: gusto e politica nella Venezia del Cinquecento”.

La conferenza ha inizialmente affrontato la problematica della definizione di “gusto”, una parola dalle molteplici sfaccettature culturali. Quali sono le preferenze di un determinato gruppo sociale? Quali ragioni indirizzano queste preferenze? Cosa ne pensano gli artisti al riguardo? Sono tutte domande che Michel Hochmann ci pone per invitarci a riflettere.

Il nodo essenziale è quello che mette in relazione le scelte artistiche e la politica, evidenziando che questa dettava legge in fatto di gusto. La nobile stirpe dei Grimani, infatti, dedita al collezionismo e fortemente legata al potere papale, ha lasciato una significativa impronta sull'arte veneziana e sulla storia del mecenatismo. Lo studioso ripercorre l'albero genealogico della suddetta e ci presenta i suoi componenti, tra cui molti ecclesiastici di alto livello o dogi. Domenico, Girolamo, Marino, Giovanni, Antonio: nomi ricorrenti in questa esposizione che delineano davanti ai nostri occhi il potere politico della Repubblica veneziana in quegli anni.

In particolare Michel Hochmann pone l’attenzione su l'ex palazzo familiare sito in Santa Maria Formosa, donato da Antonio Grimani ai suoi figli e ora museo, che ha permesso di presentare al pubblico la magnificenza della famiglia. È un edificio architettonicamente originalissimo che esprime il gusto artistico dei Grimani, un mix di elementi tosco-romani fusi con l'ambiente veneziano, arricchito nel 1523 con pregiatissimi marmi.

Sin dall'inizio del 1500 Domenico utilizzava il palazzo per conservare le sue ricchissime collezioni. Si tratta di un collezionismo con una funzione politica, che mira a simboleggiare la loro supremazia, tanto che Domenico chiese esplicitamente che il suo lascito fosse donato ai virtuosi e per questo suo nipote Giovanni donò alla Repubblica le statue che egli aveva collezionato e il suo studiolo.

Nomi importanti della pittura spiccano fra le decorazioni del palazzo. Francesco Salviati, ad esempio, affrescò il ciclo di Apollo nella volta della sala dedicata proprio al dio del Sole e lavorò al soffitto del camerino di Psiche dove, purtroppo, è rimasta solo una copia dell'affresco originale. Altri artisti coinvolti furono Giovanni da Udine e Federico Zuccari.

Sicuramente l’apparato decorativo rispecchia una forte influenza romana. La famiglia Grimani amava Michelangelo, e desiderava che il linguaggio dell'artista raggiungesse Venezia. Lo vediamo nella pittura, attraverso le commissioni a pittori romani; nell'architettura, nell'impiego dei marmi colorati utilizzati nel grande tondo al centro del pavimento della cappella il cui disegno richiama motivi già presenti a Roma; e, soprattutto, nella scultura, di forte richiamo all’antico. Michel Hochmann ci mostra due splendidi busti in marmo di Giulio Cesare e di un giovane Marco Aurelio.

Per quanto riguarda la scultura, girando fra le sale si trovano altri capolavori come la “Testa del doge” di Simone Bianco (artista toscano molto attivo a Venezia) o il busto di Antonio Grimani realizzato dalla mano veneta di Andrea Briosco detto “il Riccio”. Quest'ultima opera, in particolare, attira la nostra attenzione: è un busto in bronzo chiaramente ispirato ai modelli antichi, che dona all'effigiato un grande senso di umanità̀ e che suscitò un gran fascino sugli artisti del 1500.

I Grimani si distinsero non solo per le preferenze rivolte alla scelta di pittori non locali, ma anche perché furono grandi protettori degli artisti di cui erano committenti, tanto da allestire una vera e propria accademia nella quale potessero esercitarsi copiando le opere dei più famosi artisti dell’epoca. Nonostante alcuni di loro, tra i quali Postino o Franco, abbiano ricevuto alcune importanti commissioni in città, il loro talento non fu tale da lasciare una vera impronta, se non nel gusto classicheggiante che caratterizzava la famiglia, peraltro osteggiato dalla più talentuosa scuola pittorica locale.

Tra gli ultimi oggetti che Hochmann ci ha mostrato vi è un pezzo di rara e spettacolare bellezza, a cui la famiglia era estremamente legata. Si tratta di un meraviglioso tavolo in marmo incastonato di pietre preziose, dove su un fondo nero spiccano l'azzurro abbagliante del lapislazzuli e l'oro delle decorazioni, di inestimabile valore appartenuto ai Grimani fino al 1830, simbolo di incontestabile prestigio familiare.

La storia dei Grimani viene a delinearsi davanti ai nostri occhi grazie all’abilità di Michel Hochmann che riesce a trasmettere l'importanza di quel lignaggio nell'ambito del mecenatismo e del collezionismo, regalandoci una fotografia della sontuosità di Venezia ma anche un paradigma degli articolati rapporti tra il potere politico, le sue influenze sul gusto e le ambizioni dei ricchi casati nobiliari.

La conclusione della conferenza è stata accolta dal pubblico con uno scroscio di applausi che testimoniano la viva partecipazione di studenti e appassionati ai temi di grande interesse che Hochmann sa affrontare ogni volta con estrema professionalità, ma anche con grande naturalezza.

Non mancano le domande a cui l'ospite risponde con la familiarità che lo caratterizza: si approfondisce, ad esempio, la questione della relazione fra Roma e Venezia, accendendo la curiosità̀ in coloro che sono venuti ad ascoltarlo. Il pomeriggio nel chiostro di Santa Cristina si conclude con la speranza che sia possibile riascoltare Michel Hochmann molto, molto presto.