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APERTO, ricerca e valorizzazione nella rivista online della Pinacoteca Nazionale di Bologna

Articolo redatto da Virginia Longo per la rubrica "collegArti" in occasione della presentazione della rivista online "Aperto".

28 febbraio 2018


APERTO, ricerca e valorizzazione nella rivista online della Pinacoteca Nazionale di Bologna

Virginia Longo

C’è un intero patrimonio artistico che aspetta di essere fatto conoscere ad un pubblico più ampio nel Gabinetto dei Disegni e delle Stampe della Pinacoteca di Bologna. Da questa esigenza di maggiore divulgazione, legata alle difficoltà di accesso al Gabinetto e dal desiderio di fare ordine nel raggruppamento dei volumi di stampe e disegni posseduti nasce Aperto, la prima rivista onlineche raccoglie i contributi scientifici e gli approfondimenti relativi alle opere grafiche contenute nella raccolte della Pinacoteca Nazionale.

La rivista Aperto è stata presentata il 28 febbraio nell’Aula Magna del Dipartimento delle Arti durante la rassegna dei “Mercoledì del Santa Cristina”. Ad aprire la conferenza Marinella Pigozzi che ha introdotto Elena Rossoni, direttrice del Gabinetto che - come spiega – "contiene buona parte della cultura artistica della città. Stiamo lavorando tanto – aggiunge - insieme al comitato scientifico e ad altri conservatori della Soprintendenza, per recuperare e riordinare tutti i volumi dei disegni e stampe, soprattutto dopo il terremoto del 2012, che ha provocato qualche danno alle stampe e ha ricoperto di polvere i volumi. Grazie a questa rivista il Gabinetto esce finalmente dalle mura della Pinacoteca Nazionale”.

Marinella Pigozzi ha ricordato che: “A fronte della chiusura di tante riviste specializzate Aperto è un esempio felice di come si possa fare un lavoro di indagine su disegni e stampe dimenticate. La rivista è anche un canale per presentare lo spirito della Pinacoteca Nazionale. Il Gabinetto è un grande deposito, c’è tantissimo materiale non ancora approfondito”.

Si è scelta la modalità della rivista online proprio per dare la possibilità, come ha spiegato Elena Rossoni, a un numero alto di persone di accedere al portale e avere a disposizione tutti gli studi e le indagini sin dal primo numero, che risale al maggio del 2008. “Finora Apertoha totalizzato 43mila visitatori. È una rivista a tutti gli effetti, registrata in tribunale e che vanta un importante comitato scientifico di cui fanno parte, oltre a Marinella Pigozzi, Giorgio Marini del Gabinetto dei disegni e stampe della Galleria Nazionale degli Uffizi, Mario Scalini direttore del Polo Museale dell’Emilia Romagna, Angelo Mazza, conservatore del patrimonio storico artistico della Fondazione Cassa di Risparmio di Bologna, Andrea Emiliani e lo storico dell’arte Gian Piero Cammarota".

Aperto intende svolgere una duplice funzione: quella di studiare la collezione conservata e quella di approfondire alcuni temi connessi al territorio bolognese.

Non è facile accedere al Gabinetto, considerata anche la delicatezza dei materiali. “Bisogna fare una richiesta esplicita alla Pinacoteca – spiega ElenaRossoni – e sapere già in partenza checosa cercare”. La grande collezione custodita nel Gabinetto è frutto della fusione - avvenuta a fine Settecento - del patrimonio grafico dell’Istituito delle Scienze con i fondi dell’Accademia di Belle Arti, cui si aggiunsero altre acquisizioni quali le donazioni di stampe e disegni di Papa Benedetto XIV, il bolognese Prospero Lambertini, la cui provenienza è certificata dai timbri che fece apporre una per una su tutte le stampe della sua collezione privata. A questa si aggiunse la donazione della ricca collezione di Ludovico Aurelio Savioli, figlio del celebre poeta bolognese Ludovico Vittorio autore degli Annali bolognesi e della raccolta di poesie Amori. Ludovico Aurelio Savioli fu un grande appassionato di arte antica e fu attivo alla corte di Mannheim negli anni Ottanta del Settecento, diventando direttore delle gallerie e collezioni di stampe. Alla sua morte il padre Ludovico Vittorio nel 1789 donò la ricca collezione del figlio. Si aggiunsero altre raccolte di stampe e disegni provenienti dal conte Legnani Ferri - che donò diversi fogli di disegni realizzati da Albrecht Dürer. Compaiono, inoltre, i volumi della collezione privata di ritratti di cardinali e miscellanea di altri ritratti donati da Ubaldo Zanotti, erudito speziale bolognese, e infine una ricca donazione ad opera dell'aristocratico veneto Padre Urbano Savorgnan della congregazione dell'Oratorio di San Filippo Neri, che comprende libri di valore inestimabile per quanto riguarda la divulgazione scientifica.

La maggior parte dei beni provenienti da queste donazioni fu raccolta nella cosiddetta “grande collezione” composta da 81 volumi che ogni numero della rivista cerca di presentare tra stampe e disegni.

Nella corposa raccolta del Gabinetto si possono trovare stampe e disegni di Guido Reni, del Guercino e di altri artisti bolognesi, come è possibile rintracciare disegni di divulgazione scientifica o le celebri Stampe bolognesi lascive a opera di Agostino Carracci - alcune delle quali si trovano al momento esposte presso i Musei di San Domenico di Forlì per la mostra L'Eterno e il tempo. Sono stati, inoltre, raccolti gli appunti sull’attività e i progetti di Luigi Marchesini alla Certosa di Bologna. L'ingegnere, intorno al 1820, si dedicò quasi con devozione alla progettazione del cimitero della città e firmò tutti i suoi appunti e disegni. "A tal proposito - aggiunge Elena Rossoni - molto interessante è l’articolo scritto nel maggio del 2008 da Antonella Mampieri”. Rossella Ariuli invece si è dedicata ad approfondire la conoscenza dei disegni di Giovanni Battista Baldi per la Collegiata di Pieve di Cento. Ecco quindi che il Gabinetto riunisce informazioni e testimonianze non solo della cultura artistica della città, delle sue collezioni e donazioni prestigiose, ma anche studi sul territorio bolognese.

Alcuni ex studenti hanno avuto occasione di partecipare attivamente alla rivista, come ad esempio Antonella Mazzola, che ha scelto di fare il tirocinio al Gabinetto nel maggio del 2008 e ha dato il suo personale contributo ad Aperto con un articolo sulle stampe di Stanely William Hayter. Oppure interessante è l'esempio di Francesca Candi, anch'essa ex studentessa a Bologna, che ha conseguito un dottorato di ricerca nel 2013 sulle incisioni seicentesche derivate da Guido Reni, per il quale le sono stati molto utili i sopralluoghi e gli approfondimenti fatti sulle stampe dell’artista conservate presso il Gabinetto della Pinacoteca. Alla luce di questi studi Francesca Candi ha anche scritto un libro sulle incisioni di Reni dal titolo D'apres le guide. Le incisioni seicentesche da Guido Reni, presentato l'anno scorso in Fondazione Zeri.

Accanto allo studio delle stampe di epoca moderna, largo spazio è stato dedicato a quello delle stampe della collezione di grafica europea del Novecento di Luciana Tabarroni, allieva bolognese di Roberto Longhi e grande appassionata dell'arte del cosiddetto “Secolo breve”. Nel 1991, anno della sua morte, lasciò la sua ricca collezione di stampe e disegni alla sua città. Acquistata nel 2002 dallo Stato, è stata un punto di riferimento imprescindibile per l'approfondimento e lo studio della grafica contemporanea. Proprio a lei sono stati dedicati diversi interventi e articoli di Aperto. Come ha scritto Silvia Grandi nel suo saggio “Immaginario pop” del 2017 a proposito della mostra “Sessanta/Ottanta” allestita nel piano interrato della Pinacoteca: “La collezione di Luciana Tabarroni rappresenta una storia dell’Europa per immagini, utile ad esprimere un concetto chiaro di comunità culturale europea”.

Aggiunge poi Elena Rossoni: “Di anno in anno stiamo cercando di aggiungere sulla rivista i resoconti sulle nuove acquisizioni, sugli interventi di restauro più importanti e sull’attività di catalogazione. Abbiamo fatto un passo avanti  inserendo le immagini allegate agli articoli, che di numero in numero acquisiranno maggiore qualità. La divulgazione di questo immenso patrimonio rende viva la collezione, al di fuori del Gabinetto, nonostante ci siano ancora diversi autori di disegni da identificare, soprattutto dell’Ottocento, e manchino alcune stampe. C’è insomma molto da fare, la gestione di questo ricchissimo deposito risulta complessa. Al momento è tutto conservato in cassettiere, armadi, etc., ma stiamo lavorando  per creare una nuova sede per razionalizzare lo spazio. L’obiettivo è quello di riorganizzare il materiale per autori e disporre quelli anonimi suddividendoli almeno per secolo: per i disegni abbiamo già creato una catalogazione per nome”.

Angelo Mazza, presente in sala tra il pubblico, interviene auspicando un maggiore coinvolgimento nella redazione della rivista da parte del mondo studentesco ed è convinto che il contributo degli studenti dovrebbe costituire la punta di diamante. “Le riviste stanno scomparendo – aggiunge – anche quelle di qualità. Solo a titolo di esempio “Arte a Bologna” non esce da anni e quella dell’Archiginnasio ha pubblicato il numero di dicembre dopo anni di assenza. Spero davvero che Aperto continui la sua attività e possa in un certo senso colmare il vuoto delle riviste d’arte”.

Conclude l’incontro Marinella Pigozzi che sollecita gli studenti presenti a collaborare alla rivista: “Si tratta di una reale esperienza sul campo per gli studenti di Arti Visive. In città rappresenta il primo vero campo per una formazione di qualità”.

Quello che Aperto propone è, quindi, un tipo di “palestra” straordinaria nell’ambito dello studio, dell’indagine scientifica e del riallestimento di un patrimonio artistico che è parte integrante ed essenziale della storia e dell’anima di Bologna. In una realtà non sempre generosa in questo tipo di opportunità di espressione e nell'esercizio dell'approfondimento di temi legati alla cultura artistica, Aperto segna un solco nella storia editoriale e rappresenta una speranza per chi vuole fare esperienza in una rivista specializzata in temi storico artistici.