Vai alla Homepage del Portale di Ateneo Laurea Magistrale in Arti visive

Conferenza di Lorenzo Balbi

Articolo redatto da Annalaura Puggioni e Damiano Perini per la rubrica collegArti in occasione della conferenza di Lorenzo Balbi, direttore artistico del MAMbo e dei Musei Civici bolognesi.

27 marzo 2018


Conferenza di Lorenzo Balbi

Annalaura Puggioni e Damiano Perini

Lorenzo Balbi, il nuovo direttore del Mambo, intervenuto il 27 marzo scorso presso l’Aula Magna di Santa Cristina, si mostra subito determinato, spontaneo, aperto, simpatico. Aspetta seduto tra gli studenti ascoltando la lezione che precede la conferenza, forse per proporsi immediatamente collaborativo, o forse per evidenziare l’avversità ad ogni forma autoritaria: la semplicità dei modi e delle parole fanno risaltare ancor più la chiarezza delle idee, l’ambizione dei progetti e la determinazione di portarli a termine.

L’arrivo al Mambo. “Sono giovane? Non lo so”, risponde Balbi alle ideatrici dell’incontro, Lucia Corrain e Silvia Grandi, aprendo la conferenza; “ho già due figlie”. E in effetti a soli 35 anni è, secondo Artribune, il più giovane direttore di museo pubblico in Italia. Un traguardo raggiunto presto e in modo del tutto inaspettato.           
La sua prima formazione artistica avviene a Venezia, alla Università Cà Foscari, dove studia arte moderna, «quella vera, dei fondi oro», dice sarcastico, per poi cominciare a lavorare nella redazione del Giornale dell’Arte: “Volevo fare il giornalista, chissà poi perché”. Torna quindi a Torino, sua città natale e sede del noto mensile, e si iscrive alla laurea magistrale, stavolta però seguendo la via “contemporaneista”, anche se “l’insegnamento finiva con Casorati”.

Inizia la propria attività lavorativa quando viene assunto come mediatore culturale alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, una figura professionale introdotta in Italia in tempi piuttosto recenti e che la Fondazione ha da subito accolto, situata idealmente tra il pubblico e l’opera, superando in qualche modo la semplice natura di “guida canonica” dei musei. Di qui la via per occupazioni sempre più importantiper impegno e responsabilità. Quando sostituisce una collega in maternità diventa il registrar della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, ovvero colui che si occupa della logistica, del trasporto delle opere e della loro assicurazione; “è stata la fase più impegnativa della mia vita… un incubo totale” afferma. Un “ruolo chiave” però, che gli ha insegnato moltissimo, e che ammette servirgli a tutt’oggi per la  professione di direttore museale. Su proposta di Ilaria Bonacossa, allora curatrice della Fondazione (e attualmente direttore di Artissima), diventa assistente curatore, occupandosi prevalentemente di mostre e collezioni all’estero. “Dal punto di vista formativo è una cosa fondamentale: non sei curatore finché non hai la possibilità di confrontarti con un gruppo di opere che non hai scelto tu”.

Sicché, dopo 11 anni passati alla Fondazione torinese, decide di cambiare contesto e mettersi alla prova:“avevo voglia di nuovi stimoli, di confrontarmi con una nuova città”. L’occasione arriva con la pubblicazione del bando per il ruolo di nuovo direttore artistico del Mambo a Bologna. Propone la sua candidatura senza farsi illusioni, e anzi quando scopre di essere stato scelto tra i primi 10 finalisti si ritiene già soddisfatto. “Trovandomi in questa short-list con importanti curatori (la lista si trova su Artribune), con una carriera più avviata rispetto alla mia, il mio obbiettivo era stato raggiunto”.

Si presenta al colloquio senza iniziative ridondanti, sostenendo un dialogo informale, “senza proposte specifiche”, ma con idee chiare e concise, riportando la sua esperienza di formazione: dare più importanza alle nuove generazioni, alle residenze temporanee degli artisti e soprattutto aprirsi, sia letteralmente per gli spazi del museo, sia metaforicamente al pubblico. “Aprire” sembra esser la sua parola d’ordine, un museo aperto a tutti il suo obiettivo.        
Il giorno seguente il colloquio viene informato al telefono della sua nuova occupazione come direttore artistico del Mambo. “Di punto in bianco la vita è cambiata; per me, per mia moglie, e per le mie due figlie di 8 mesi, praticamente sradicate da Torino per essere portate nella campagna della bassa bolognese… nella ridente Ozzangeles”, cioè Ozzano, “dove si sta comunque molto bene”.

L’esordio: l’importanza della “squadra”. Lorenzo Balbi fa il suo ingresso ufficiale da direttore artistico a Bologna il 3 luglio 2017, “con 43°C all’ombra”, trovandosi in una realtà “completamente nuova”, come ci spiega. Al Mambo si trova con un gruppo di lavoro formato da 28 persone, “tutte donne, tutte più vecchie di me, tutte lì da moltissimi anni”, un ambiente che comunque gli sembra da subito “positivo e propositivo”.

Non parla mai di “dipendenti” ma sempre di “squadra”, di cui lui rappresenta l’“allenatore”. Infatti la metafora sportiva – e in particolare quella calcistica – è un suo grande punto di forza, con la quale si propone di cambiare il volto della comunicazione (tra gli elementi di spicco della sua politica curatoriale). Il primo prodotto realizzato, seguìto allo slogan “tifate Mambo! Mambo rulez!”, è la sciarpa creata da Maurizio Cattelan collegata al progetto “Made in Catteland – Museum League” e replicata per un numero limitato di 300 pezzi (il costo è di 59,00 €: “troppo, ma più basso di così non si può andare, essendo considerata edizione d’autore”).

Un secondo progetto, legato sempre alla comunicazione, che prosegue la metafora calcistica iniziata con la sciarpa “ultras” di Cattelan (“dopo la sciarpa la situazione mi è sfuggita ovviamente di mano”), è il calendario annuale degli eventi in formato album di figurine e commissionato alla Panini, colosso mondiale del settore, perché - sostiene - non puoi essere squadra di calcio “se non sei legittimato dall’album figurine Panini”.

L’idea, seppur già sfruttata in altri contesti, come nel campo dell’abbigliamento da diverse firme illustri (Adidas, Puma), è certo una novità per il mondo artistico. “Ci è piaciuta l’idea di associare il brand ad un ambito non tradizionale come appunto un circuito di musei d’arte”, ci dice Giacomo Giorgi, responsabile vendite della Panini SpA, intervistato per collegArti. “Abbiamo già lavorato su progetti simili, seppur in settori diversi; nel 2016, ad esempio, abbiamo creato una collezione che rappresenta gli artisti/designer che espongono daColette a Parigi”. Conclude Giorgi entusiasta: “la notorietà, la storia e soprattutto le emozioni che questo logo suscita in ognuno di noi contribuiscono a rendere questi eventi molto esclusivi”.

L’intento di Lorenzo Balbi, insomma, è avvicinare e coinvolgere le persone, di tutte le età e di tutte le estrazioni sociali, all’arte contemporanea. E per ottenere tale obiettivo si è spinto oltre, arrivando ad un intrattenimento più vivace, puntando alla socialità del bar. “Dal primo marzo abbiamo ottenuto una conquista”, racconta, “una serata di apertura tutti i giovedì fino alle 22.00”. “E tutti i giovedì” prosegue “cerco con le unghie e con i denti di abituare il pubblico a identificare quella serata come la serata del Mambo”. E non mancano certo i drink di accompagnamento: “al bar sono bravissimi a fare gli spritz…poi se tra un bicchiere e l’altro vuoi vederti anche due Morandi, va bene”.

Il Mambo oggi e domani. Lorenzo Balbi rievoca, a questo punto, la storia dell’edificio che lo ospita: il Mambo nasce nell’ex Forno del Pane, costruito nel 1915 per volere del sindaco Francesco Zanardi, con l’intento di assolvere alle difficoltà di approvvigionamento dei bolognesi. Cambia le sue funzioni negli anni Quaranta, divenendo sede dell’Ente Autonomo dei Consumi, fino alla sua chiusura nel 1958. Infine, inaugura come museo di arte moderna nel 2007, dopo una serie di restauri iniziati nella seconda metà degli anni Novanta.

Lorenzo Balbi pensa di “aprire tutto il museo”, costretto oggi nel “mascherone che impedisce di vedere il vecchio edificio”: vuole, insomma, restituire lo spazio originario al museo, dedicando quello della sala ciminiere alle mostre temporanee, poiché “si deve parlare della sala ciminiere come della Turbine hall della Tate!” e poi perché “l’identità dello spazio gioca un ruolo fondamentale nel lavoro dell’artista”. Balbi sottolinea come, a suo parere, il museo bolognese disponga del “migliore dipartimento educativo d’Italia”.  La conferma viene da un incontro a Venezia col MoMA di New York, dal quale emerge che il museo bolognese si colloca tra i primi posti in classifica per le strategie educative. Balbi aggiunge: “l’anno scorso il nostro Dipartimento, il vero fiore all’occhiello del Dipartimento Educativo Bologna Musei, spalmato in 15 musei del territorio, ha potuto lavorare con 4250 classi. In un solo giorno, durante il mese di marzo, sono stati portati a termine 60 laboratori. Questo per fare capire quanto sia ricettivo il territorio!”

Quanto al museo Morandi ricorda che è stato “parcheggiato lì dal 2012; sarebbe dovuto ritornare a Palazzo d’Accursio ma, per problemi strutturali, la sede non è stata reputata idonea”.  A Balbi è stato chiesto di progettareun riallestimento per l’intera collezione al primo piano del MAMbo. Casa Morandi viene nominata, ma solo poiché vorrebbe inserirla nel percorso dedicato al grande pittore con un biglietto unico.

“Nel frattempo – prosegue – sono consulente per un secondo progetto relativo alla ristrutturazione, al riadeguamento e ampliamento di Palazzo d’Accursio: dovrebbe diventare il Palazzo della città, con le collezioni dal Duecento all’Ottocento.

Tra i progetti rientra anche il riallestimento di Villa delle Rose, al centro del grande parco nel quartiere Saragozza; “donata nel 1916 dalla Contessa Nerina Armandi Avogli al Comune di Bologna, è stata adibita a spazio espositivo per mostre temporanee ed eventi pubblici e privati”. Qui avranno luogo ogni anno due mostre in collaborazione con la “Residenza per Artisti” di via Turati, donata dalla Prof.ssa Sandra Natali nel 2010 alla Gam di Bologna e oggi compresa nell’Istituzione Bologna Musei. La Residenza, oltre a essere un luogo abitativo, è un vero e proprio atelier di formazione, un laboratorio che sostiene i giovani artisti a inserirsi nel mondo dell’arte.

Lorenzo Balbi parla, infine, della programmazione per il Mambo, che prevede due mostre all’anno nello spazio grande, una all’inizio dell’estate e l’altra prima di Natale. Cinquantacinque giovani artisti contemporanei, italiani e stranieri, saranno riuniti in una collettiva generazionale dal titolo That’s it!, a giugno; a dicembre si terrà la prima personale in Italia dell’artista argentina Mika Rottemberg. Al primo piano Balbi ha ritagliato uno spazio per quella che definisce una“project room” dove intende presentare ricerche di artisti locali e adibire per la valorizzazione del patrimonio storico-artistico di Bologna, con accesso gratuito. Qui saranno esposte le opere della collezione personale di Roberto Daolio fino a maggio, cui seguirà una mostra-omaggio a Rosanna Chiessi in giugno. Successivamente verrà organizzata una mostra dedicata alle sperimentazioni video VHS dal 1995 al 2000, curata da Silvia Grandi. “Questa linea” – dichiara Balbi – “è volutamente precisa per garantire dei prodotti e strategica per esportare il logo del museo al di fuori dell’Italia e per creare nuove partnership”.

I propositi con Arti Visive. Nel corso della conferenza non sono mancati gli spunti per proporre a Lorenzo Balbi eventuali progetti che permettano una collaborazione diretta tra il Mambo e il Corso di Laurea Magistrale in Arti Visive. A una prima proposta di Lucia Corrain di dare la possibilità agli studenti del Corso Magistrale di svolgere un tirocinio formativo come mediatori culturali all’interno del museo, il direttore si rende immediatamente disponibile: “assolutamente auspico che ciò avvenga; per me è stato importantissimo”, afferma ricordando la sua formazione alla Fondazione Sandretto.

Lorenzo Balbi conclude l’incontro mostrandosi ottimista verso una possibile relazione tra le due sedi, lasciando speranzosi i numerosi studenti tra il pubblico.