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Hieronymus Bosch: fear and the dark state of the human mind

Articolo redatto da Martina Agostini per la rubrica "collegArti" in occasione della conferenza tenuta da Reindert Falkenburg per il ciclo "Il senso del cielo tra Medioevo e Età moderna, tra arte e scienza" promosso dall'Istituto di Studi Avanzati.

14 marzo 2018

Hieronymus Bosch: fear and the dark state of the human mind

Conferenza di Rendert Falkenburg

Martina Agostini

Mercoledì 14 marzo l’Aula Magna del Dipartimento delle Arti ha ospitato il primo appuntamento del ciclo "Il senso del cielo tra Medioevo e Età moderna, tra arte e scienza", a cura di Irene Graziani e Maria Vittoria Spissu, parte integrante del progetto “ISA Topic Game of Fears", ideato e coordinato dall’Istituto di Studi Avanzati dell’Università di Bologna, il quale promuove e finanzia iniziative di ricerca innovative e dal carattere interdisciplinare.

Il tema scelto è quello della paura, sentimento universale dalle molteplici sfaccettature, Le curatrici hanno proposto una lettura di questo tema a partire dalla rappresentazione che le arti visive hanno offerto del turbamento o dello stupore suscitati dal rapporto tra uomo, cosmo e sfera del divino.

Irene Graziani ha presentato il primo illustre ospite di questa iniziativa: Reindert Falkenburg, vice rettore della New York University di Abu Dhabi, professore ordinario di Storia dell'arte medievale e moderna e ricercatore di fama internazionale.

La conferenza, tenutasi in lingua inglese, ha attirato un nutrito numero di studenti, accademici e curiosi, per nulla scoraggiati dalla barriera linguistica.

Falkenburg ha sviluppato il tema della paura a partire dall'immaginario artistico di Hieronymus Bosch, del quale è uno dei maggiori studiosi. Il mondo fantastico, allucinato e addirittura mostruoso creato dalla mente del pittore olandese sembrerebbe essere teatro prediletto per il manifestarsi del sentimento del terrore. Tuttavia, passando in rassegna alcune delle opere più esplicitamente demoniache, Reindert Falkenburg ha dimostrato come, al contrario, non vi sia una effettiva rappresentazione della paura percepita dai personaggi delle scene dipinte dall'artista. Gli attori dei suoi quadri, infatti, reagiscono alla presenza di creature mostruose e diaboliche assumendo pose ed espressioni convenzionali e precedentemente codificate dalla tradizione artistica.  I dannati del Trittico del Giudizio di Vienna, ad esempio, più che essere impauriti sembrano manifestare dolore esteriore con gesti teatrali e retorici che scadono spesso nel ridicolo e nel grottesco.

Mancherebbe, quindi, quella genuina percezione psicologica dei sentimenti di angoscia e di inquietudine che invece ci aspetteremmo in naturale risposta al delirante mondo che circonda i personaggi.

Falkenburg si pone dunque un quesito: dov'è la paura in Bosch?

Attraverso una attenta analisi semiotica e iconografica delle singole opere, lo studioso è riuscito a fare emergere una dinamica estremamente singolare nelle rappresentazioni dell'artista. Osservando con attenzione i paesaggi che fanno da sfondo alle bizzarre composizioni si possono notare rimandi nascosti e subliminali al mondo demoniaco. A partire dal San Girolamo in preghiera, Falkenburg ha accompagnato gli spettatori nel riconoscimento di forme, schemi e dettagli che si disvelano inaspettatamente allo sguardo solo dopo una attenta osservazione. Quella che sembra essere una semplice caverna, infatti, diventa sotto i nostri occhi una mostruosa bocca spalancata pronta a inghiottire il santo. Bosch, giocando con il nostro inconscio, mostra l'effettiva presenza nel Male che incombe non solo su San Girolamo, ma anche sull'osservatore del quadro. L'artista testimonia, così, la sconcertante onnipresenza del Maligno nel mondo terreno, che minaccia costantemente l'uomomadiscostandosi dall'iconografia tradizionale, per scegliere un linguaggio subliminale in grado di comunicare direttamente con i livelli più profondi della nostra immaginazione.

Nella sua opera più celebre, il trittico de Il Giardino delle delizie, Bosch ricorre inoltre al teriomorfismo, ovvero alla combinazione di fisionomie umane con elementi mostruosi o appartenenti al mondo animale, per deformare la realtà e plasmarla a suo piacimento in un immaginario onirico e sottilmente diabolico nel quale si mimetizza la bocca degli inferi. Alla luce di questo meccanismo saremmo indotti in errore se credessimo che, dei tre pannelli, il più inquietante sia quello raffigurante l'Inferno. Esso, con le sue bizzarre figure metà uomo e metà animale, risulta quasi più caricaturale e grottesco che angosciante. Falkenburg, che ha dedicato una consistente parte dei suoi studi a questa opera, ci ha fatto notare come sia, invece, nell'apparenza del Bene il segno nascosto del Male. Nel primo pannello dei trittico, dedicato al Paradiso terrestre, lo stato di grazia originale e l'assenza di peccato di Adamo ed Eva sono turbati da tracce della presenza tentatrice del Diavolocome, ad esempio, la fontana rosa alle loro spalle, che tra le sue forme nasconde un minaccioso volto di demone e dalla quale fa capolino un gufo, simbolo del Male.

Ma ancora più sconcertante è l'ipotesi che vedrebbe nelle creazioni di Bosch la proiezione di un “interior landscape of mind”, ovvero il concretizzarsi in immagine del vorticoso e visionario mondo della mente umana. La presenza del Male sarebbe, dunque, intrinseca alla natura stessa dell'uomo e il Diavolo potrebbe minacciarci al contempo dall'esterno e dall'interno. Una rivelazione inquietante e angosciosa sulla quale il pittore fa leva per impartire una raccomandazione etica in linea con una spiritualità rigorosa e castigatrice.

Bosch non rappresenta il terrore, quindi, ma infonde un sentimento di inquietudine e disagio nell'osservatore del quadro. La paura è dunque proiettata sullo spettatore stesso, destinatario di un ammonimento morale che passa attraverso un senso crescente di ansia e minaccia. Il pittore olandese, in questo senso estremamente moderno, entra in contatto con l'inconscio dell'uomo attraverso la fantasia, suscitando una vera e propria esperienza estetica della paura.

Il pubblico ha accolto con grande entusiasmo l'intervento. Studenti e professori hanno arricchito la conferenza con domande e interventi, evidenziando l'incredibile modernità di un pittore che, a distanza di secoli, continua a parlare al nostro inconscio, a penetrare gli angoli più reconditi della nostra mente e a stimolare la nostra fantasia.