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I Mestieri dell’Arte. Lavorare su patrimonio culturale e musei tra Emilia-Romagna ed Europa: incontro con Margherita Sani

Articolo redatto da Sara Musiello per la rubrica collegArti in occasione dell'incontro con Margherita Sani nel contesto del ciclo de "I mestieri dell'arte a Bologna".

07 dicembre 2018

I Mestieri dell’Arte. Lavorare su patrimonio culturale e musei tra Emilia-Romagna ed Europa: incontro con Margherita Sani

Sara Musiello

 

Il 7 dicembre 2018 si è svolto, presso l’Aula Magna del Complesso di S. Cristina per il ciclo “I Mestieri dell’Arte”, l’incontro che ha visto protagonista Margherita Sani. La sua è una figura eclettica, come è riuscita a sintetizzare raccontando di una carriera tutt’altro che tradizionale: attualmente impegnata all’Istituto Beni Culturali della Regione Emilia Romagna, è stata docente di economia della cultura all’Università di Bologna e alla IULM di Milano; partecipa, inoltre a diverse reti internazionali, come ICOM e NEMO - Network of European Museum Organisations - e questo le ha consentito di acquisire una competenza internazionale in ambito museologico.

Margherita Sani ha sottolineato subito l’ambiguità della sua presenza ad un incontro che porta il nome “I Mestieri dell’Arte”, giacché lei non è laureata in arte ma in filosofia della scienza; tuttavia la particolarità del suo percorso professionale - che si è detta lieta di condividere con giovani studenti in quanto può essere per loro di esempio - l’ha condotta ad occuparsi del patrimonio storico artistico. L’immagine scelta per aprire la sua presentazione raffigura dei silos, in quanto: «In questo momento storico, in ambito culturale, si dice che ‘si deve uscire dalla modalità del silos’, cioè da una mentalità compartimentale». Quello di superare conoscenze e competenze settoriali è un aspetto che viene sentito moltissimo al giorno d’oggi ed è stato ripreso da diversi gruppi di lavoro in ambito europeo. Margherita Sani partecipa ad uno dei gruppi che si occupa di ‘patrimonio tradizionale ed emergente’, ovvero quello che nasce con il digitale, ed ha messo in evidenzia le competenze e le attitudini che si richiedono ai professionisti che operano in questo ambito: approfondite e solide basi etiche, competenze disciplinari “tradizionali” ma aggiornate e pertinenti al nuovo approccio integrato.

Ma quale percorso formativo ha seguito Margherita Sani? All’inizio della sua carriera le sono stati assegnati alcuni progetti speciali tra cui “Giacimenti culturali”: nel 1986 venne lanciata un’iniziativa dal Ministero del Lavoro e da quello dei Beni Culturali per finanziare progetti di giovani aziende nella catalogazione digitale e nella comunicazione del patrimonio con l’obiettivo di formare giovani, assunti in aziende informatiche con contratti di formazione-lavoro, per la valorizzazione dei beni culturali.

Dopo poco, anche se all’epoca non esisteva il programma Erasmus ed erano meno frequenti i master internazionali, la voglia di uscire fuori dall’Italia e anche dai soliti ambiti di cui si occupava, la spinse a frequentare un master a Londra, alla City University of London e contemporaneamente a partecipare a uno stage al Victoria and Albert Museum, per approfondire i temi della sua tesi di laurea del 1990 che riguardava - in modo piuttosto innovativo per l’epoca - il marketing dei musei inglesi.
Tornata a casa, dopo qualche anno di ‘stallo’, riuscì a mettere a frutto le sue competenze.
Nel  1996-99 si ebbe un’apertura dei musei italiani verso un processo di accreditamento (che in Inghilterra esisteva da tempo). Margherita Sani si trovò a essere una delle poche ad avere familiarità con il Registration Scheme, il sistema di accreditamento dei musei inglesi, ragione per cui dalla fine degli anni ’90 venne coinvolta in molti gruppi di lavoro, nei quali riuscì a mettere a frutto l’esperienza maturata all’estero.

Nei primi anni 2000 iniziò il suo impegno anche a livello europeo, quando divenne parte di un progetto finalizzato allo sviluppo di curriculum per curatore museale. Nel 2005, dopo avere collaborato a varie iniziative, presentò il suo primo progetto europeo.

Margherita Sani ci ha mostrato una panoramica dei sei progetti proposti nel corso della sua carriera: sull’educazione dei giovani, sulle competenze trasversali, ecc., rappresentandoci la difficoltà di mantenere in equilibrio obiettivi europei e regionali, nella consapevolezza che l’Unione Europea finanzia iniziative che possono portare un valore aggiunto all’intera Europa, ma che devono avere ricadute anche a livello locale.


Durante queste attività è venuta in contatto con diverse organizzazioni:

  • ICOM: International Councill of Museum, che da sempre collabora con l’UNESCO;
  • NEMO: Network of European Museum Organisation;
  • EUROPEAN MUSEUM FORUM: l’organizzazione che, tra le altre iniziative, assegna ogni anno il premio come ‘miglior museo dell’anno’ ai nuovi musei;
  • EUROPEAN MUSEUM ACADEMY: l’ente riconosce ogni anno un premio - il Children in Museum Award, della cui giuria Margherita Sani è ora presidente - ai musei che si sono distinti per l’attenzione rivolta ai bambini.

Grazie a quest’ultima associazione e al suo ruolo nella giuria, ha avuto modo di avvicinarsi ai musei olandesi con i quali ha iniziato una ricerca - The NL factor - per capire cosa li renda così particolari. Solo a titolo di esempio, Margherita Sani ci ha mostrato un video del 2013 ispirato alla “Ronda di notte” di Rembrandt, che rappresenta una performance messa in scena in un centro commerciale olandese in occasione della riapertura dopo dieci anni del Rijksmuseum di Amsterdam. Ci è stato, inoltre, mostrato un video con il ‘dietro le quinte’ per farci rendere conto di quante diversissime professionalità vengano impegnate in iniziative di questo genere: dagli esperti d’arte, ai truccatori, ai responsabili marketing, ai registi e produttori.

Margherita Sani ha poi illustrato uno specifico caso di compresenza di differenti professionalità nell’esperienza tenutasi a Lille dal 9 all’11 novembre 2018 con MUSEOMIX. Si tratta di un format nato in Francia nel 2011, che consiste nell’idea di lasciare i musei che vi partecipano aperti per tre giorni, durante i quali diverse squadre lavorano per organizzare un progetto che possa rendere più attrattivo il museo. Le squadre, formate a partire dalla indicazione del proprio interesse scritta su un post-it, sono composte da molteplici figure professionali: mediatori, grafici, facilitatori, esperti di contenuto, storici dell’arte.

Margherita Sani ha sottolineato l’importanza del mettersi in gioco reciproco (museo e partecipanti). I giorni sono pochi anche se gli orari molto ampi, in quanto vanno dalle 8:00 alle 22:00, e alcune persone rimangono addirittura al museo tutta la notte. Tuttavia non si avverte la fatica: diventare una squadra, lavorare a un progetto da realizzare in così poco tempo, rende tutti ‘componenti’ di una macchina pronta a dar vita a numerosissime idee.
A Margherita Sani è stato affidato il ‘problema’ della difficoltà del museo a comunicare con il pubblico e la sua squadra ha deciso di voler ‘far parlare i quadri’. È stato scelto per l’occasione “Concerto nell’uovo” di Bosch; la squadra ha chiesto al museo una replica fotografica in scala 1:1 dell’opera dove poter inserire suoni o informazioni audio tramite pulsanti creati da tecnici specializzati. L’opera è stata collocata di fronte a quella originale con una scritta ammiccante e significativa, in quanto invitava il pubblico ad interagire: DON’T TOUCH.

Una volta presentati, i prototipi sono rimasti al museo tre settimane, è stato testato il livello di gradimento da parte del pubblico e, se l’idea avesse funzionato, il museo avrebbe potuto decidere se svilupparla e applicarla. Alla domanda da parte di una studentessa in merito alle modalità utilizzate per rendersi conto del gradimento del pubblico, Margherita Sani ha riferito che il progetto era completato da un’attività di verifica condotta attraverso svariate interviste. Ha, inoltre, ricordato che, spesso e volentieri, il museo tende a scegliere il prototipo che suscita meno ‘polemica’ e quello che, potenzialmente, attrae un pubblico più numeroso.

Stimolante e precisa, la figura di Margherita Sani ha particolarmente colpito l’interesse degli studenti, portando alla loro attenzione l’importanza per lo storico dell’arte di aprirsi anche alla collaborazione di professionalità differenti e, soprattutto, mettendo in luce l’efficacia di lavorare in team.