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Ripensare un corpus dei disegni architettonici di Bernini

Articolo redatto da Virginia Longo per la rubrica collegArti in occasione dell'incontro con Tod Marder nel contesto de "I mercoledì di Santa Cristina"

12 febbraio 2019

Ripensare un corpus dei disegni architettonici di Bernini

Virginia Longo

Die Zeichnungen des Gian Lorenzo Bernini, ovvero i disegni di Bernini, è a tutt’oggi uno studio fondamentale condotto da Rudolf Wittkower e Heinrich Brauer pubblicato nel 1931 e che molto racconta delle tecniche e del genio dell’artista barocco. Partendo da questa base è stato eseguito un approfondimento della ricerca che ha portato a nuove scoperte su Bernini, non solo pittore e scultore ma anche eccelso architetto. Il 13 febbraio, in occasione della rassegna de I Mercoledì del Santa Cristina, Tod Marder - professore emerito della Rutgers University nel New Jersey, attualmente visiting scholar presso la Biblioteca Hertziana di Roma e grande studioso di architettura del periodo compreso tra l’epoca d’oro di Sisto V e il XVIII secolo - è stato invitato per presentare materiale finora inedito sul progetto di aggiornamento del corpus dei disegni di architettura di Gian Lorenzo Bernini. Tod Marder si sta dedicando da anni all’artista e i risultati di queste ricerche sono stati pubblicati in un gran numero di saggi e articoli, ma soprattutto in due voluminose monografie: Bernini’s Scala Regia at the Vatican Palace: Architecture, Sculpture and Ritual, pubblicato dalla Cambridge University Press, e Bernini and the Art of Architecture edito da Abbeville Press.

Francesco Benelli ha presentato l’incontro: “Oltre a tutte queste importanti pubblicazioni Tod Marder non ha mai perso di vista durante la sua lunga carriera di studioso il più influente monumento romano sopravvissuto e meglio conservato, il Pantheon, e la sua ricezione in epoca barocca, oggetto anch’esso di numerosi saggi e di un libro curato assieme a Mark Wilson Jones dal titolo The Pantheon from Antiquity to the Present”. Benelli ha ricordato che per anni Marder ha portato avanti ricerche ricostruendo il percorso di studi e la biografia di questi illustri studiosi: sappiamo infatti pochissimo della formazione e dell’iter accademico degli autori del volume I disegni di Bernini, soprattutto ci giungono pochissime fonti sulla biografia di Heinrich Brauer. “Prima di parlare delle recenti scoperte sul corpus del 1931 – comincia Marder – bisogna introdurre una serie di fatti che aldilà degli intellettualismi rappresentano il punto di partenza fondamentale per meglio comprendere la produzione di volumi sull’arte e l’architettura di Bernini. Ancora più importante è ricercare a monte le ragioni che hanno portato Brauer e Wittkower a lavorare insieme nel 1931”. È giusto infatti ricordare che, prima ancora del corpus di disegni del Bernini, fu l’archivista Stanislao Fraschetti nel 1900 a pubblicare uno studio sulla vita e le opere dell’artista. Dopo Fraschetti, nel 1922, lo storico dell’arte tedesco Herman Voss si cimentò in saggi e articoli sul barocco romano. Sicuramente però il lavoro di Wittkower si impose, soprattutto dagli anni Quaranta in poi, come riferimento per qualsiasi approfondimento sul barocco romano e Bernini. L’interesse per lo studio sui disegni di Bernini parte quindi da lontano, dai primissimi anni del Novecento. “La figura di Brauer – prosegue Marder – mi ha sempre incuriosito molto e nelle mie ricerche ho voluto ricostruirla a grandi linee. Heinrich era un ragazzo misterioso e addentrarmi in alcuni dettagli biografici è stato indispensabile per comprendere la sua crescita come storico dell’arte. Sappiamo che nel 1921 Aby Warburg, che insieme al padre Ludolph rimarrà sempre uno dei punti fermi nella formazione dello storico dell’arte tedesco, inaugurò la sua prima biblioteca, evento che colpì nel profondo Brauer, tanto da indurlo, seguendone l’esempio, a crearsene presto una propria per affrontare e mitigare uno stato depressivo perenne”.

Un altro evento che ebbe un impatto importante nella vita di Brauer fu una mostra di volumi di arte organizzata nel 1927 a Lipsia, che ispirò il giovane studioso nell’intraprendere i corsi universitari di storia dell’arte a Berlino. “Seguì le lezioni di Adolph Goldschmidt, docente di arte medievale, lo stesso professore che consigliò a Wittkower un metodo infallibile per analizzare le opere pittoriche, ovvero di ‘trasformarsi in una mosca che si posa sul quadro per vedere crinali e colori’. Sicuramente l’incontro tra Heinrich Brauer e Rudolph Wittkower è avvenuto negli anni universitari e hanno così deciso di unire le proprie forze per creare un’opera analitica sui disegni e le piante di Bernini”. Il saggio di Wittkower e Brauer ha subito un progetto di revisione nel 1969 e da allora non sono state aggiunte attribuzioni o materiale inedito. Tod Marder però ha scoperto recentemente, fra le altre cose, un aspetto che si cela sulla facciata del portico di piazza San Pietro. “Da uno studio approfondito di alcune piante e progetti del colonnato – ha spiegato – abbiamo svelato l’esistenza di piccoli timpani tra le colonne della facciata della basilica. È stato difficile riuscire a fotografare questi triangoli in pietra posti appena sotto il timpano tra una colonna corinzia e un’altra, probabilmente con funzione di scolo per l’acqua piovana”. Ovviamente dall’esterno della basilica è impossibile notare questo dettaglio geniale, che rimanda comunque alla perspicacia di Bernini, il quale riuscì ad arricchire il progetto originario della facciata del 1608 - realizzato da Carlo Maderno – pur mantenendo le innovazioni di Bramante e Michelangelo ed eseguendo poi il celebre colonnato della piazza che rappresenta l’abbraccio di Santa Romana Chiesa verso i fedeli di tutto il mondo. Un’altra interessante indagine ha riguardato Palazzo Barberini, splendido esempio di architettura barocca, in cui Bernini e Borromini hanno sfoggiato tutto il loro ingegno. “Ho rilevato – continua Marder – che il tema di Medusa scelto da Bernini, l’emblema che si trova sul timpano del palazzo, è ricorrente e torna anche nella Sala Ovale, nel piano nobile, il luogo in cui generalmente si riunivano i letterati. È sicuramente legato al concetto di conoscenza ed è connesso alla figura di Atena, che appare sfolgorante nel soffitto affrescato da Pietro da Cortona tra il 1632 e il 1639 nel suo Trionfo della Divina Provvidenza. L’Atena raffaellesca della Stanza della Segnatura (1508-1511) ha il volto di Medusa impresso come se fosse uno stemma sul petto dell’armatura. Medusa e Atena sono figure interconnesse che rappresentano la saggezza pura e innata (Atena) e la conoscenza viziata o la semplice erudizione (Medusa) e che in qualche maniera hanno ispirato Bernini nella realizzazione dell’architrave della Sala Ovale e della facciata di Palazzo Barberini”. Marder ha infine voluto delineare gli esiti degli studi e delle vite dei due autori. “Dopo il saggio sui disegni di Bernini – afferma – Rudolph Wittkower e Heinrich Brauer non ebbero più modo di collaborare ad altri progetti. Negli anni Cinquanta, subito dopo la Seconda Guerra Mondiale, Brauer fu curatore di alcune mostre a Berlino e morì nel 1981. Abbiamo più notizie su Wittkower che, prima di fuggire a causa delle leggi razziali, riuscì a insegnare architettura barocca a Colonia alla Petrarca Haus, subito dopo la pubblicazione dei Disegni del Bernini. Nel Dopoguerra insegnò a Londra sotto gli auspici del Warburg Institute e infine approdò alla Columbia University di New York”.

La conferenza è stata di grande aiuto per meglio comprendere un’opera complessa come quella scritta da Brauer e Wittkower nel 1931, nonché occasione per approfondire il genio di Bernini, arrivando anche a scoprire materiale inedito sui suoi disegni. Ha, inoltre, consentito ai molti presenti di conoscere più da vicino la vita e la formazione di due autori fondamentali per l’evoluzione e la diffusione, nei primi anni del Novecento, degli studi sui più grandi maestri del Rinascimento e del Barocco italiano, ma le cui notizie biografiche scarseggiano.