Articolo redatto da Valeria Rossitto per la rubrica collegArti in occasione dell'incontro con il designer Rodrigo Basilicati.
17 aprile 2018
Tra moda e spettacolo: vi racconto Pierre Cardin
Valeria Rossitto
“La moda tocca tutti gli aspetti della vita”. Sono queste le parole di apertura della conferenza tenuta da Rodrigo Basilicati –poliedrico designer veneziano e collaboratore presso il Concept Créatif Pierre Cardin – e dedicata ad una delle più grandi icone della moda di tutti i tempi: lo stilista Pierre Cardin. L’evento, inserito nel ciclo ArtTalks a cura di Silvia Grandi, si è svolto il 17 aprile presso l’Aula Magna del Dipartimento delle Arti, aperto al pubblico e, in particolare, agli studenti della Laurea Magistrale di Arti Visive e del Master in Design and Technology for Fashion Communication dell’Università di Bologna, oltre a quelli dei Corsi di Laurea triennale e magistrale di Zone Moda dell’Università di Bologna, sede di Rimini.
È stato un appassionante excursus sulla carriera di Pierre Cardin, quello di Basilicati, nipote dello stilista. Il designer ha ricordato le origini italiane di Pietro Cardin, che lasciò il Veneto a soli due anni per trasferirsi in Francia con la famiglia. Dopo aver appreso l’arte della contabilità all’interno della Croce Rossa, iniziò a lavorare presso la boutique di un sarto a Vichy, dove venne iniziato all’arte sartoriale. A vent’anni, trasferitosi a Parigi, si inserì nel circuito di importanti atelier, quali quello di Jeanne Paquin e Christian Dior. Solo nel 1950 il giovane stilista aprì la propria casa di produzione, la stessa che da settanta anni vanta l’esportazione del suo nome in più di 180 nazioni.
Ad incentivare questa enorme diffusione stilistica del tutto innovativa per l’epoca, racconta Basilicati, fu sicuramente il rapporto con Christian Dior. I due grandi stilisti passarono molti anni insieme, scambiandosi opinioni, clienti e idee; i loro viaggi contribuirono, infatti, a fare da trait d’union tra la moda europea - che già portava il loro nome - e quella di altri paesi, quali Giappone, Cina e Russia.
Uno dei più grandi meriti di Pierre Cardin - uomo che ha sempre seguito le sue intuizioni, andando spesso contro l’opinione comune - è stato l’aver stipulato il primo vero contratto di licenza nel mondo della moda.A tal proposito, il nipote si è soffermato su un aneddoto legato alle primissime sfilate in cui il giovane stilista esibì, tra i suoi capi più celebri, il cappotto rosso plissettato divenuto famoso. Realizzare un modello simile non era una questione semplice, perché Cardin, influenzato dalla sua passione per il teatro, proponeva per il cappotto un tessuto più resistente di quello tipico dei costumi di scena. Realizzarne un solo esemplare, inoltre, non era così facile ed economico, in quanto servivano apposite macchine da cucire. Ma, proprio in quell’occasione, un acquirente texano propose a Cardin di produrre una grande quantità di esemplari del modello, facendogli prendere la decisione di aprire una fabbrica in America dove inviare alcuni dei suoi sarti ad insegnare come eseguire un capo Pierre Cardin oltremare.
In questo modo autorizzò la creazione di abiti che riproponessero il suo stile, a patto che portassero il suo nome sull’etichetta. Questa scelta, che destò tanto scandalo da farlo perfino espellere dalla Camera Sindacale della Moda, decretò l’inizio del fenomeno del prêt-à-porter: i costi di produzione poterono ridursi e l’alta moda cominciò a espandersi anche al di fuori di una ristretta cerchia d’élite, entrando perfino nei grandi magazzini.
“La creatività deve tener conto della manualità, dell’industria e dell’aspetto sociale”, insegna Cardin. Perciò gli anni Sessanta lo videro dedicarsi al design di mobili – considerati “sculture da utilizzare”- e di piccoli oggetti quali orologi, sveglie e altri legati alla quotidianità. Ma il suo genio creativo rimase sempre per lo più ancorato ai capi d’abbigliamento, vere e proprie sculture in movimento.
“La donna è lo champagne nel calice: prende la forma dell’abito e non viceversa”, così giustificava la sua scelta nel creare modelli diritti che non evidenziavano troppo le rotondità del corpo femminile. “Nelle sartorie è importante l’abito, non la modella”, cita Basilicati, proprio perché nella realtà le forme della donna variano rispetto ai rigidi standard delle modelle in passerella.
Ad interessare Cardin sono sempre state le forme geometriche quali il cerchio, il quadrato, il rettangolo. Grazie alla sua capacità di assemblaggio, stilizzazione e integrazione di varie idee - tra cui la lezione futurista a cui si deve molto della sua identità grafica - è riuscito a creare uno stile personale, i cui punti di forza erano i materiali e le volumetrie. A cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta, affascinato dal tema dello spazio, iniziò ad utilizzare tessuti più leggeri, rivalutando positivamente l’impiego dei materiali sintetici come il neoprene. Le sue produzioni cominciarono ad arricchirsi di plastiche, di metalli e perfino di oggetti comuni; tra gli esempi vi è quello dei braccialetti da uomo realizzati con le gomme d’auto da modellismo,uno dei tanti stratagemmi per accentrare la visibilità prima sull’oggetto e conseguentemente sul marchio. Attento ai dettagli, spalancò le porte al cosiddetto New Look, infatti le sue creazioni - insieme a quelle di Dior - contribuirono a trasformare il modo di vestirsi a partire dagli anni Cinquanta.
Dietro queste scelte stilistiche non vi è solo creatività, ma una precisa strategia di marketing: l’evidenziare la sua firma, il progettare modelli ed organizzare eventi dal forte impatto visivo sono tutti metodi per diventare un’icona mondiale. Indimenticabili sono molte delle sue sfilate, spesso ispirate a opere teatrali come quella del 2010 - dedicata a Casanova e ambientata nel deserto di Dunhuang in Cina - oppure la retrospettiva realizzata all’interno dell’Accademia di Francia nel 2017, evento eccezionale per il mondo della moda.
Di sua inventiva e proprietà sono alcune progettazioni architettoniche come il Palais Boulles sulla costa Azzurra - oggi monumento nazionale - utilizzato per importanti sfilate come anche quelle di Christian Dior. Il teatro alla greca ubicato all’interno della struttura si aggiunge alla lista dei teatri e cinema di proprietà dello stilista, come l’Espace Pierre Cardin a Parigi.
L’amore per il teatro è uno degli aspetti più caratterizzanti di Cardin, impegnato nella produzione di quasi ben settecento opere teatrali a partire dal 1968. “Avrebbe voluto fare il ballerino o l’attore” - spiega il “nipote d’arte”– ma, nonostante una breve esperienza nella recitazione, ha preferito restare dietro le quinte. In questo modo ha potuto vestire grandi personaggi dello spettacolo, ma non solo: dai Kennedy, a Sharon Stone, a Lady Gaga e tanti altri, creando capi memorabili come il celebre décolleté a forma di trapezio indossato da Edith Piaf e scoprendo, di tanto in tanto, qualche volto nuovo, com’è accaduto per Gerard Depardieu.
Rodrigo Basilicati ci parla proprio del suo ultimo impegno in ambito teatrale: Dorian Gray. La bellezza non ha pietà, produzione alla quale egli stesso collabora, in scena l’11 e 12 Maggio 2018 presso il teatro delle Celebrazioni di Bologna, che offre una diversa chiave di lettura dell’opera di Oscar Wilde, immersa in un mondo fatto di danza, proiezioni multidimensionali, musica e giochi di luci.
Pierre Cardin non è solo un’icona di stile, ma anche un modello di intraprendenza, avendo spaziato tra i vari campi del design e dell’arte, essendo divenuto maestro di personalità come Jean Paul Gaultier e avendo ottenuto tre “Dè d’or”, l’ambito premio per l’haute couture.
Ancora oggi il suo estro creativo è all’opera all’interno del noto atelier parigino, mentre il suo nome continua a influenzare e arricchire il mondo della moda.
Perseguire le proprie passioni, questo l’invito del designer veneziano al termine dell’incontro.
E questo è certo un monito anche per noi studenti, che abbiamo seguito con grande attenzione la brillante narrazione di Rodrigo Basilicati su un artista che ha saputo praticare con grande versatilità molteplici forme espressive e attraversare tanti decenni con uno sguardo sempre innovativo.