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Una mostra: una scintilla

Articolo redatto da Eleonora Raimondi per la rubrica collegArti in occasione dell'incontro con Giulia Fortunato nel contesto del ciclo de "I mestieri dell'arte a Bologna".

13 aprile 2018


Una mostra: una scintilla

Eleonora Raimondi

Sei figure femminili ironicamente stilizzate: con la proiezione di questa immagine si è aperto, venerdì 13 aprile, “Una mostra: una scintilla”. L’incontro, coordinato da Sandra Costa e da Anna Lisa Carpi, è stato l’ultimo appartenente al ciclo “I mestieri dell’arte”, iniziativa organizzata per gli studenti del Corso di Studi in Arti Visive nelle aule di Santa Cristina, con lo scopo di presentare l’esperienza di professionisti di successo nel settore dell’arte e della cultura.
«La nostra è una squadra volutamente al femminile, per quel passo avanti che le donne hanno nella risoluzione dei problemi, nella mediazione e gestione dei conflitti» afferma, chiarendo l’immagine di apertura, Giulia Fortunato, protagonista di questo appuntamento e Managing Director di CMS.Cultura, accompagnata dalla collaboratrice Emanuela Belvedere, Communication Director. Con alle spalle oltre quindici anni di esperienza, un Master in public relations and communications, una collaborazione presso la Fondazione Golinelli e la creazione, nel 2006, di ComunicaMente che poi lascerà; Giulia Fortunato fonda CMS.Cultura nel 2012 come agenzia volta alla produzione e gestione di eventi culturali e museali: scopo dell’incontro è stato, quindi, illustrare tutte le fasi che vanno a comporre la realizzazionee l’organizzazione di una mostra, ovvero quello che avviene tra l’idea generativa e l’inaugurazione, con una particolare attenzione a ciò che rimane dopo la chiusura dell’evento.       

Due i principali esempi su cui ci si è soffermati: la mostra Palma il Vecchio, lo sguardo della bellezza, tenutasi a Bergamo nel 2015 e curata da Giovanni Villa e Revolutija, in corso fino al 13 maggio al MamBo di Bologna, organizzata in occasione del Centenario della Rivoluzione Russa e voluta proprio da Giulia Fortunato, che oltre due anni fa ha proposto l’idea direttamente a Evgenia Pedrova, vicedirettrice del Museo di Stato Russo di San Pietroburgo, da cui molte delle opere esposte provengono.    
L’organizzazione di una mostra, occasione per il grande pubblico di avvicinarsi a tematiche meno note e per gli studiosi di approfondire temi di ricerca, prevede la partecipazione di un centinaio di diverse professionalità, quali curatore, registrar, restauratore, architetto, scenografo, light designer, senza dimenticare la collaborazione di coloro che operano all’interno di aziende e istituzioni presenti nel territorio: università, scuole, teatri. Il loro coinvolgimento fa sì che queste esposizioni abbiano una misura “sartorialmente” cucita per la realtà in cui sono proposte e il successo si espanda alla città.        

Il progetto espositivo prende avvio con un sopralluogo – in grandi musei come in collezioni private – ove avviene la scelta delle opere e la richiesta della disponibilità al prestito delle stesse, di norma concesse a fronte del pagamento di una fee o della richiesta di interventi di restauro. A questo proposito viene citato, a titolo di esempio,quello del polittico di Recanati di Lorenzo Lotto, eseguito in occasione e durante la mostra alle Scuderie del Quirinale nel 2011, così che il pubblico potesse vedere direttamente i restauratori all’opera.       
Prima che le opere arrivino a destinazione si effettuano controlli nelle sedi ospitanti per confermarne l’adeguatezza: impianti di areazione, rilevatori di umidità e temperatura, circuito di sorveglianza, il percorso che le opere dovranno intraprendere fino al punto in cui verranno collocate. A seguire si lavora sull’allestimento e la scenografia, di norma studiata appositamente a completamento del progetto espositivo, con l’obiettivo di stimolare un coinvolgimento a 360° del visitatore: si può ricordare la mostra di Bergamo, ove le pareti furono ricoperte di preziosi tessuti ed i pavimenti riadattati in modo tale da ricordare le dimore signorili cinquecentesche. I dipinti arrivano accompagnati dai curier, che insieme al restauratore certificano il corretto stato di conservazione durante il trasporto e altrettanto faranno alla chiusura della mostra: ben sei di queste figure professionali sono state presenti per la mostra Revolutija, di cui una con il compito di dedicarsi unicamente alla nota installazione di Malevič, Architekton, compreso il suo montaggio.           

Una delle iniziative che contraddistinguono CMS.Cultura è l’apertura straordinaria, alcuni giorni prima di quella ufficiale, alle guide turistiche interne ed esterne al museo, che vengono accompagnate dallo stesso curatore per conoscere in anticipo il percorso espositivo.
Un’attenzione particolare è riservata ai bambini, per i quali è ricchissima l’offerta didattica tra visite, audioguide, laboratori e libri dedicati, nonché progetti sperimentali, quale ad esempio quello realizzato a Bologna di didascalie partecipate, quando i ragazzi sono stati invitati a commentare e interpretare dieci dei capolavori in esposizione. Si attuano anche iniziative didattiche pensate per gli adulti, come la “stanza del restauro”, a Bergamo, dove è stata data la possibilità di approfondire aspetti tecnici inerenti la lavorazione del legno.      

L’insieme di molteplici attività è ciò che rende una comunicazione efficace e favorisce una risposta positiva da parte del pubblico: dai classici manifesti, alle presentazioni sui social media, dalle iniziative di co-marketing, fino al lancio della mostra in occasione di differenti manifestazioni cittadine, come è avvenuto per Revolutija, annunciata durante la rassegna “Il Cinema Ritrovato” in Piazza Maggiore a Bologna. Per la mostra di Bergamo, è statopersino realizzato un cortometraggio su Palma il Vecchio, con attori televisivi, presentato il 5 settembre 2015 alla Mostra Internazionale dell’Arte Cinematografica di Venezia.        
Tra le diverse iniziative collaterali l’agenzia ricorda quelle a carattere culinario, funzionali a stimolare il coinvolgimento e il ricordo nel pubblico, dando avvio a quel semplice passaparola che resta ancora l’arma più potente per il successo di un evento.

È stato un incontro stimolante e ricco di spunti quello con Giulia Fortunato, fondato su esempi pratici e aneddoti divertenti – raccontati con trasporto e passione – che hanno aiutato a cogliere la complessità del lavoro che c’è dietro ad un progetto ambizioso, la necessità di gestione e mediazione tra le molteplici competenze necessarie alla sua attuazione e le diverse richieste che arrivano dai musei prestatori, nonché i diversi metodi di lavoro. È stata trasmessa l’idea che il fare impresa in ambito culturale implichi il compito di lasciare traccia del lavoro svolto oltre la sua conclusione, ma soprattutto di attivare rapporti tra persone e tra popoli, limitare i conflitti ed aprirsi a confronti, fondamentali in ambito culturale, che portino ad accettare di mettere in discussione prima di tutto noi stessi.